Ibm: la crisi fa diventare le Soa un’opportunità

Investire in middleware capace si sfruttare i vantaggi delle Service oriented architecture e abilitarne la collaborazione, può non essere più una lungimirante scelta strategica, ma una necessità di adesso. Lo si evince dalle parole di Gianfranco Previt …

Investire in middleware capace si sfruttare i vantaggi delle Service oriented architecture e abilitarne la collaborazione, può non essere più una lungimirante scelta strategica, ma una necessità di adesso. Lo si evince dalle parole di Gianfranco Previtera, vice president Soft­ware Group di Ibm, il quale è portato a pensare che in un momento di stallo per gli investimenti It come quello attuale, il software sia comunque un settore che sa come crescere: «I clienti hanno una maggiore prudenza nell’avviare nuovi progetti. Meno capitali riducono i budget. Le Pmi hanno il problema dell’accesso al credito. Sembra tutto negativo, ma noi abbiamo una visione più positiva. L’incertezza è una spinta a ottimizzare e oggi si può pensare a fare quei progetti di razionalizzazione che sono stati messi da parte. Ecco perché il software risente meno della crisi».

Previtera vede spazio per una generale crescita del middleware, della virtualizzazione e dei sistemi per l’ottimizzazione del datacenter. «E la Soa – specifica il manager – nel momento della razionalizzazione smette i panni della tecnologia di moda, e diventa un’opportunità vera, anche per le imprese meno grandi».

Quello del software per Ibm è un comparto che è cresciuto con le acquisizioni: «Siamo attenti alle tecnologie di nicchia o a dove non siamo presenti con il giusto posizionamento, come è stato per Cognos, che ha perfezionato la nostra posizione sulla Business intelligence». E le prossime acquisizioni, rivela, non si limiteranno alla virtualizzazione, ma saranno orientate ad abilitare una nuova progettualità: «Parlo spesso con i capi azienda. Sono persone che vogliono sapere cosa può accadere al loro business in tempo reale. Questo sarà il trend dei prossimi mesi in tutti i settori».

Nel complesso, il software Ibm nel mondo oggi dà lavoro a 50.000 persone: 15.000 nella vendita, 20.000 nei laboratori e gli altri di supporto. In Italia sono 2.000 di cui 500 operano nel laboratorio di Tivoli dove ricevono dalla corporation lavori sempre più importanti.

In linea generale, nel 2008 i settori che più hanno usufruito di software Ibm sono stati Pa, Tlc, industria e finance. L’information management è stato il comparto dominante. Lotus, poi, ha fatto il 16esimo trimestre consecutivo di crescita, anche se, lamenta Previtera «sono in azione lobby che tendono a screditarne il peso».

Riguardo al prossimo anno, il manager si dice convinto che prenderà piede la razionalizzazione delle infrastrutture, con un focus particolare per quelle che riescono a bilanciare meglio consumi e computing.

«Potenzieremo – rivela Previtera – la presenza in tutti settori con le industry solution, un mix fra software di base e applicativi, partendo dai punti di eccellenza per industria, come può essere la Business intelligence per il settore retail». E riguardo al Software as a Service? «In Italia ora è poco sviluppato, forse per mancanza di un’offerta integrata. Ma il SaaS è una delle direttrici che più svilupperemo con una focalizzazione enterprise, in chiave olistica. C’è del lavoro da fare».

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