Ibm: quando Linux è una bandiera

Quasi in secondo piano gli annunci di prodotto, a fronte di decise prese di posizione. La piattaforma è solida, stabile, sicura. Dunque, una valida alternativa. E con Sco, si vedrà in tribunale.

22 gennaio 2004 Più che sulle novità di prodotto, che ovviamente ci
sono ma risaltano meno rispetto al resto, la presenza di Ibm
all’edizione di gennaio del LinuxWorld sembra puntare
sulle dichiarazioni di intenti e sulle prese di posizione.
Che poi in
sostanza sono due.
Uno: Linux è davvero una alternativa a Windows e
siamo pronti a dimostrarvelo
.
Due: Ombrelli di protezione?
Non se ne parla nemmeno
.
Il che, se pensiamo alla battaglia legale
in corso, ha anche una sua logica.
Per quanto riguarda Linux come
alternativa a Windows, Ibm sembra chiaramente intenzionata a cogliere la palla
al balzo e approfittare del fine vita di Windows Nt per
lanciare un programma, indirizzato in questo caso ai propri business partner,
nel quale sono previsti training gratuiti, sconti, tool e servizi per chi si
impegna a migrare verso Linux il software Ibm.
Di fatto, la
migrazione andrebbe a coprire aree quali gestione di database, collaboration,
security, system and network management, file and print serving oltre a web e
application serving.
Nel programma sono poi inclusi strumenti di
agevolazione finanziaria per i clienti che migrano da Exchange a soluzioni
Domino su Linux, oppure da Sql Server a Db2, sempre su Linux. Ridurre il
Tco su Windows
, questo lo slogan di una Ibm ben conscia che il suo
ritorno si gioca tutto sulla fase implementativi e sui servizi.
E se Big
Blue non fa fatica a convincere gli analisti della bontà della sua strategia,
forse qualche fatica in più le costerà convincere gli utenti perplessi,
riluttanti a lasciare la famosa strada vecchia per la nuova.
Niente di nuovo
sotto il sole, si sa, ma forse è anche per questo motivo, per la necessità di
sciogliere qualche perplessità o renitenza residua, che la società ha chiesto e
ottenuto, in collaborazione con Suse, un visto da parte del governo
statunitense,
che di fatto certifica che le soluzioni da lei proposte
in collaborazione con la neoacquisita divisione di Novell sono aderenti ai
requisiti imposti in materia di sicurezza.
Un buon inizio. Ma non è tutto.

Nell’aria c’è anche un deciso commitment di Linux sulla piattaforma
Power
, che dovrebbe in qualche modo andare a indirizzare una fetta
interessante dei clienti Ibm, con iniziative a supporto di sviluppatori e
partner.

E se LinuxWorld ha visto il proliferare di
programmi-ombrello per tutelare i clienti che dovessero
incorrere nelle mosse legali di Sco, Ibm fa la voce fuori dal
coro.
Nessun passo indietro rispetto alle dichiarazioni di qualche mese fa.
Nessun ombrello, nessuna partecipazione nemmeno alla richiesta dell’Open Source
Development Labs.
La questione, è il messaggio nemmeno tanto tra le righe,
ce la risolviamo direttamente con Sco.
Tradotto in altri termini: abbiamo
ragione noi.
Non c’è altro di cui discutere.

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