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Ad Armonk fanno sul serio e lasciano libero accesso agli sviluppatori opensource a mezzo migliaio di proprietà intellettuali software. Ed è solo un primo passo.
Ibm ha deciso di consentire agli sviluppatori open source di utilizzare 500 propri brevetti software.
Si tratta di titolarità intellettuali registrate e depositate, delle oltre 10mila afferenti il software e delle oltre 40mila che la casa di Armonk ha al mondo, relative a un vasto spettro di tecnologie.
Si va, infatti dal collegamento dinamico dei sistemi operativi ai protocolli per l’esportazione dei file, dall’interoperabilità fra database e sistemi operativi alle interfacce utente.
Rilevante, poi, è il fatto che Ibm consideri questo solo un primo passo concreto in direzione della comunità di sviluppo open.
Altri, quindi, è probabile ne seguiranno, anche e soprattutto nel campo degli standard aperti.
La mossa di Ibm è simile a quelle compiute recentemente da Red Hat e Novell.