Ibm: semaforo verde per la tecnologia Flash

A 7 mesi dall’avvenuta acquisizione di Texas Memory Systems, Big Blue lancia sul mercato mondiale una linea FlashSystem, al momento declinata in 4 modelli.

Convinta che «il futuro dello storage non potrà prescindere dalle memorie a stato solido», Ibm ha annunciato, a livello mondiale, il rilascio sul mercato della linea FlashSystem indirizzata all’area del database, Oracle in primis, e Sap.

Declinate in 4 modelli (710, 720, 810 e 820), «che si differenziano tra loro in base alla tecnologia eMlc o Slc utilizzata e alla configurazione ad alta disponibilità o priva di componentistica ridondata», le soluzioni storage “all-Flash” proposte da Big Blue sono basate sulla tecnologia portata in eredità da Texas Memory Systems, il cui annuncio di acquisizione da parte di Big Blue risale allo scorso 16 agosto ed è operativo dal 1° ottobre di un anno fa.

A darne conto, qui da noi, ci hanno pensato Sergio Resch e Francesco Casa che, a quattro mani, in qualità di enterprise storage solutions leader Ibm Italia e di Storage platform manager Ibm Systems & Technology Group, hanno posto l’accento sull’investimento da un miliardo di dollari in R&D «che, da qui ai prossimi 3 anni, ha la precisa finalità di progettare, creare e integrare nuove soluzioni Flash nel portafoglio di server, sistemi di storage e middleware di Ibm».

Il tutto con l’ausilio di 12 centri di competenza sparsi in tutto il mondo (di cui ben 3 in Europa allocati a Hursley, Mainz e Montpellier, ndr) «per supportare – come sottolineato da Casa – i clienti nella trasformazione dei propri sistemi realizzando simulazioni proof of concept utili a misurare i vantaggi possibili in termini di efficienza e accesso alle informazioni attraverso una tecnologia maggiormente affidabile, durevole ed energeticamente più efficiente rispetto ai dischi magnetici tradizionali».

Un’esigenza, al tempo dei big data, particolarmente sentita «da operatori del finance o che fanno dell’online la propria mission aziendale e che sono, quindi, particolarmente sensibili a indirizzare performance e non capacità». 
A loro Ibm propone una latenza non più misurata nell’ordine dei millisecondi ma dei macrosecondi grazie a sistemi che hanno una reliability di classe enterprise grazie all’esclusiva funzionalità Ibm MicroLatency «utile – come sottolineato da Resch – a ovviare quei ritardi che, nei servizi di ecommerce, si traducono inevitabilmente in costi di mancate vendite». 

Il tutto nello spazio «di quella che gli americani chiamano una pizza-box» al cui interno, una memoria Flash, «è in grado di erogare per ogni singolo cassetto 570.000 Iops e 3Gb al secondo velocizzando di un ordine di grandezza in meno i tempi di accesso alle informazioni in sistemi server e storage».

Tre gli scenari di business già a portata di mano
Intenzionata a portare sul mercato le tecnologie Flash «mantenendo il più possibile l’infrastruttura, e con essa gli investimenti dei clienti», tre sono gli scenari di business che Ibm ha in mente.
Il primo è quello dei clienti enterprise «che già oggi possiedono un grosso installato di sistemi storage a cui stiamo già proponendo l’inserimento di moduli Flash drawer collegati direttamente alla parte di Control sfruttando la tecnologia Power».

Il secondo scenario, «che è possibile applicare anche a clienti di fascia medio-bassa», prevede l’utilizzo dei sistemi, come l’Ibm FlashSystem 820, all’interno di un sistema altamente virtualizzato «utile a introdurre in affiancamento nella mia San storage di tipo diverso, senza che nessuno se ne accorga».

Il terzo scenario, infine, è pensato per introdurre nuove prestazioni anche in infrastrutture non Ibm.

Il tutto per investimenti a partire da qualche decina di migliaia di euro fino ai 200mila euro investiti da un produttore tedesco di caldaie, che ha portato su FlashSystem l’applicazione Sap Erp/Mrp riducendo da cinque ore a una il tempo medio di processo di Material requirements planning.

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