Luigi Battezzati, docente del Politecnico di Milano spiega gli impatti della tecnologia a radio frequenza
Non si tratta di una nuova tecnologia, eppure fra le novità che agitano il
mondo della tecnologia è sicuramente quella di cui più si discute. Stiamo
parlando della Rfid la Radio frequency identification alla quale Idc ha dedicato
un seminario durante il quale Luigi Battezzati, visiting professor di operations
management al Politecnico di Milano (che a questa tecnologia ha dedicato un
osservatorio) ha cercato di fare il punto della situazione. La Radio
frequency identification permette in misura differente di identificare
automaticamente cose e persone, associare oggetti con percorsi fisici e
operazioni, misurare caratteristiche fisiche e condizioni di funzionamento e
ricostruire la storia di ogni oggetto “taggato”, sul quale è stata
apposta una tag.
Tutto questo, ha precisato il docente
del Politecnico che si rivolgeva a una platea di uomini di azienda, ha un
impatto rilevante sulla struttura dei processi di gestione e permette di fare
diminuire enormemente il costo di acquisizione dei dati aumentandone
l’affidabilità (nel senso che si riduce la possibilità di
errore). I tempi di aggiornamento si riducono arrivando quasi al tempo
reale, anche se non sempre è così, mentre il controllo passa da casuale a
individuale.
Il valore delle prestazioni attese, però, non è né
automatico né uguale in ogni settore. Il valore del Rfid è infatti legato alla
pervasività dell’applicazione nel processo e la pervasività è determinata dalla
disponibilità delle infrastrutture tecnologiche e dalla decisione
dell’implemetazione della maggior parte degli attori. Il processo non è quindi
automatico anche perché gli attori possono essere individui o gruppi e le
decisioni o le reazioni degli individui possono non essere
ottimali a causa della limitata razionalità e “dell’asimmetria della
relazione”. Secondo Battezzati, quindi, si può concludere che il processo di
decisione e implementazione di una soluzione Rfid sia fortemente correlato a
caratteristiche strutturali dei processi di applicazione e a vincoli delle
infrastrutture interne o esterne.
Limitando la sua analisi al settore dei prodotti o
servizi di largo consumo il docente dell’ateneo milanese ha spiegato come questa
tecnologia impatti sull’efficienza e l’efficacia della struttura. Il primo
aspetto è quello relativo alla riduzione dei costi con l’automatizzazione delle
attività manuali, la riduzione del capitale circolante e le comunicazioni a
distanze che variano da centinaia di metri a decine di chilometri. L’altro
effetto prevede il miglioramento dell’efficacia della supply
chain
(la catena dei processi aziendali) con l’aumento della velocità, la riduzione o l’eliminazione degli errori e la sincronizzazione delle attività degli attori.
Infine, c’è il miglioramento del rapporto
con il cliente per il quale è previsto un aumento decisivo del livello di
servizio, la personalizzazione dell’offerta (addirittura con possibilità di
avere un pricing in funzione della persona) e la gestione dinamica delle
promozioni e dei prezzi. La tecnologia a radio frequenza ha però forti impatti
sull’infrastruttura tecnologica, economica e sociale. “La tecnologia –
ha osservato Battezzati – non può risolvere tutti i problemi”. Le
condizioni operative di applicazione del Rfid, infatti, non sono sempre
accettabili. I sistemi informativi poi, possono non essere in grado di gestire
la nuova complessità legata al suo utilizzo e i sistemi di comunicazione possono
essere messi in crisi dal volume di dati.
Ma i problemi arrivano anche dall’ambiente competitivo che non sembra ancora maturo. Alcuni retailer spingono mentre la maggior parte attende. Dietro Wall Mart e Metro ci sono molti altri grandi nomi che stanno a guardare. Suppliers e integratori vanno in ordine sparso, mentre organizzazioni, gruppi e individui non sono pronti al cambiamento. Le modifiche organizzative interne alle imprese non sono automatiche e le razioni dei consumatori non sono sempre positive (già ci sono state le prime proteste per la privacy).
Rischi aggiuntivi arrivano
dalla mancanza di uno standard, dagli alti costi delle soluzioni, dalla
possibilità che i partner non vogliano dividere con l’azienda i dati raccolti ma
anche dai possibili sabotaggi. Nonostante questo il cammino di queste soluzioni
procede soprattutto nel largo consumo dove ci sono grandi volumi ed elevata
varietà di prodotti, i margini degli attori sono inversamente proporzionali ai
volumi gestiti, la velocità del flusso significa anche il miglioramento del
livello di servizio e i sistemi Rfid promettono prestazioni ancora superiori a
costi inferiori.
Per questo i primi passi della tecnologia a radio frequenza vanno verso i
processi che prevedono transponder utilizzabili: pallet, case dei beni di largo
consumo e servizi seguendo standard già accettati per i transponder passivi. Per
l’immediato futuro (2005-2010), con il necessario impegno dei system integrator,
si assisterà invece allo sviluppo del Rfid a livello di identificazione
individuale di prodotti finiti e l’introduzione di transponder
attivi a basso costo che aggiungeranno nuove funzionalità.