Da un’indagine Ipsos Mori risulta che le piccole e medie imprese italiane contano meno addetti rispetto alla media europea, ma investono di più in tecnologia
settembre 2008
Molto piccole e molto lontane da clienti e fornitori: così appaiono le piccole e medie imprese italiane in un’indagine condotta da Ipsos Mori e commissionata da Research In Motion.
La studio, svolto in Italia, Regno Unito, Germania, Francia, Belgio, Spagna e Olanda, è stato basato su un campione di 150 imprese per Paese, 100 delle quali con un numero di dipendenti da 1 a 10, e 50 da 11 a 250 addetti.
I dati di contesto alla base dell’indagine, oltre a confermare la presenza predominante delle Pmi nel tessuto economico italiano (riconosciuta nell’applicazione di un coefficiente superiore alla media europea nella composizione dei risultati), evidenziano un livello dimensionale delle piccole e medie imprese decisamente inferiore al resto d’Europa: in particolare, le microaziende (con un numero di dipendenti da 1 a 10) contano nel 76% dei casi al massimo due risorse, addirittura una nel 59% dei casi (la media europea è di 3 occupati).
Discorso analogo vale per le piccole imprese italiane (da 10 a 50 dipendenti), dove le risorse sono in media 18 contro le 22 a livello europeo, e le medie (da 50 a 250 dipendenti), con mediamente 97 dipendenti contro i 104 europei.
Oltre a essere più piccole, le Pmi italiane sono risultate dallo studio anche le più distanti dai propri interlocutori rispetto alla media europea, collocandosi solo nel 31% dei casi entro i 16 km da clienti, fornitori e dipendenti (in Europa questo avviene nel 43% dei casi).
Questo amplifica la rilevanza accordata alla capacità di mantenersi in contatto con i principali referenti, che nel 70% dei casi viene ritenuto molto importante.
«In generale – ha commentato Nora Schmitz, unit manager del dipartimento media di Ipsos Italia – i piccoli e medi imprenditori italiani optano per strumenti di comunicazione più avanzati e interattivi rispetto ai colleghi europei. Qui l’85% utilizza l’e-mail, contro il 74% della media d’Europa, mentre il 17% usa smartphone contro il 14% dell’Inghilterra e il 12% della Germania».
In Italia, alla tecnologia viene, generalmente, riconosciuto un ruolo fondamentale per semplificare e rendere meno oneroso l’avvio di un’attività imprenditoriale, un dato che risulta ancora più significativo se si considera che in Italia, più che in altri Paesi europei, quest’operazione è ritenuta più costosa e complessa.
«In particolare – ha sottolineato Schmitz – la comunicazione in mobilità costituisce per quasi la metà degli imprenditori italiani interpellati una concreta opportunità di business, tanto da farla ritenere, dopo l’acquisto di computer, l’accesso al prestito bancario e l’affitto o l’acquisizioni di uffici, uno dei primi aspetti irrinunciabili per poter essere operativi».