Le dichiarazioni rese ieri dal Ceo della società fanno intravedere un coinvolgimento di un numero crescente di soggetti nelle possibili cause per violazione del copyright. Var e sviluppatori entrano in pieno nel novero dei denunciabili
22 luglio 2003 Aveva certamente ragione Gartner,
quando nel mese di maggio, all’indomani dell’inevitabile bagarre scoppiata dopo
la prima denuncia a Ibm e la successiva dichiarazione di titolarità su Linux,
aveva raccomandato di non prendere Sco troppo alla
leggera.
Perchè, e oggi le implicazioni si fanno sempre più
evidenti, la disputa sta coinvolegendo a macchia d’olio un numero sempre
crescente di soggetti.
Ibm in primis, poi le aziende, in qualche
caso persino gli utenti finali, passando da produttori, solution provider, Var e
sviluppatori: tutti questi soggetti, stando alle dichiarazioni rilasciate nella
giornata di ieri da Sco, sono passibili di essere chiamati in causa in una
disputa legale.
Le parole del Ceo della società, Darl Mc Bride, sono
poco equivocabili: l’accettazione della proposta di licensing avanzata da Sco
mette al riparo aziende e utenti dal rischio-tribunale.
Il capo d’accusa?
Duplice: violazione di copyright e favoreggiamento nella violazione di
copyright.
In questa fase Sco sembra non voler includere gli utenti
finali, ma non esclude in alcun modo azioni legali individuali con le aziende
(Var e system integrator inclusi) che non aderiscono alla sua richiesta o non la
fanno presente ai loro clienti-utilizzatori.
E soprattutto, questa è la nota
più importante, Sco non ha alcuna intenzione di attendere il risultato del
contenzioso già aperto con Ibm per aprire quelli successivi.
Abbastanza
prevedibile lo scetticismo della comunità degli sviluppatori nei confronti delle
ultime richieste di Sco. Il copyright su Unix System V non significa
automaticamente una titolarità su Linux, che continuerebbe ad esistere anche
pensando di eliminare le parti eventualmente derivate in modo diretto da System
V.
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