Il cloud è sempre più visto come un’opportunità per far evolvere il proprio business. Anche per le PMI. Il dato emerge da una ricerca condotta da Vanson Bourne, per conto di Microsoft, in 21 paesi europei.
In uno scenario economico complesso come quello attuale, nel quale alle difficoltà dell’Eurozona si aggiungono anche quelle specifiche del nostro Paese, non è facile restare ottimisti.
A maggior ragione se si è una piccola impresa.
Eppure c’è ancora fiducia, perlomeno leggendo i risultati italiani che emergono da una indagine condotta da Vanson Bourne per conto di Microsoft in 21 Paesi europei.
Realisticamente, la maggior parte degli interpellati non solo ritiene che i prossimi 12-18 mesi continueranno a essere caratterizzati da un clima di incertezza, ma attribuisce ai fattori economici la causa prima dell’instabilità, senza dimenticare, naturalmente, tutti gli aspetti legati all’instabilità politica sia sul fronte interno, sia a livello europeo.
Entrambi gli elementi – politico ed economico – hanno un effetto inibitore sulle strategie di incentivazione alla crescita, tanto che proprio dalle PMI italiane, consapevoli e convinte di essere la colonna portante della nostra economia nazionale, arrivano tre richieste ben precise al Governo per mettere fine allo stallo: riduzione dei costi legati all’assunzione di nuovi talenti, riduzione della tassazione e azioni di protezione rispetto alla concorrenza che viene da altri Paesi e mercati.
Importante, se pure in misura minoritaria rispetto alle tre voci precedenti, è considerata anche la possibilità di ridurre l’Iva sugli acquisti It, computer aziendali inclusi, citata dal 27% dei rispondenti.
A se stesse le PMI attribuiscono un ruolo chiave in un quadro di riassetto economico, assegnandosi responsabilità precise sia nella creazione di nuovi posti di lavoro, sia nell’innovazione indispensabile alla ripresa economica.
In questo scenario, l’IT gioca un ruolo chiave, tanto quasi due terzi dei rispondenti (il 71% per la precisione) ritiene che le tecnologie It siano fondamentali per superare la cisi in corso e addirittura il 68% degli interpellati i è detto convinto che l’IT sarà un fattore determinante per stabilire le sorti delle loro aziende: ed è proprio da questa convinzione che emerge la richiesta di un accesso semplificato alle tecnologie.
Quale tecnologia?
Appare evidente che, date le premesse, il cloud computing rappresenti una soluzione che indirizza perfettamente sia le necessità di innovazione, sia le richieste di contenimento della spesa.
Tanto che, nel panel intervistato da Vanson Bourne, il 60% degli interpellati dichiara di utilizzare già una qualche forma di cloud e che il 40% già utilizza soluzioni aziendali in cloud.
Ma quale è, concretamente, l’approccio delle piccole e medie imprese alla innovazione tecnologica?
Lo abbiamo chiesto, a commento dell’indagine Vanson Bourne, ad Aldo Rimondo, Direttore Small Business & Distribution di Microsoft Italia.
”Il cosiddetto sentiment – esordisce Rimondo – è positivo. Le piccole e medie imprese percepiscono l’It come fattore innovativo e importante. E tutto sommato, anche quando non parlano esplicitamente di cloud, è del cloud che hanno bisogno, soprattutto quando nei loro obiettivi si coniugano innovazione e flessibilità”.
Bisogna tuttavia fare un distinguo importante, tra le molte aziende che ancora necessiterebbero di un primo livello di meccanizzazione, ”utilizzando anche in modo più esteso cose che hanno già”, e aziende già entrate a pieno titolo nella fase innovativa.
”In questo momento possiamo dire che c’è un livello di adozione accettabile del cloud, anche se c’è ancora molto da fare. Il cloud può essere una risposta alle necessità delle PMI perché attraverso la flessibilità consente di avere ambienti aggiornati lasciando le imprese concentrate sul concetto di utilizzo dell’informazione e del dato”. .
Dall’indagine emerge che in buona parte delle PMI c’è una percezione piuttosto vaga dei vantaggi derivanti da una adozione intensiva del cloud.
Così, se il 56% delle aziende interpellate ritiene che il cloud diverrà la norma per le PMI e il 66% parla per lo meno di una crescita di importanza del cloud nella propria struttura, quando si parla dei vantaggi attesi flessibilità, risparmio e innovazione sono le voci citate, se pure con percentuali ben al di sotto del 50% dei rispondenti.
Di questa indeterminatezza, le PMI in qualche modo incolpano proprio il settore IT, che ancora non ha saputo spiegare nel modo migliore vantaggi e benefici.
”Finora è passata forse solo l’idea del risparmio connesso all’adozione del cloud, non disgiunta dalla percezione dei vantaggi correlati al pagamento di un canone, che aggiunge un elemento di flessibilità all’investimento tecnologico”.
Poiché la scalabilità e la flessibilità vanno intese non solo in termini computazionali, ma anche in numero di utenti, le piccole e medie imprese cominciano a percepire questo elemento come una sorta di “va di uscita in momenti di crisi: si apprezza la possibilità di aumentare risorse a tempo, anche uscendo dai limiti geografici, anche accedendo a risorse al di fuori dei confini fisici conosciuti”.
Siamo comunque solo all’inizio.
Ci si sta spostando verso un concetto di servizio e si stanno introducendo nuovi paradigmi. Ma con gradualità.
“Pensiamo ad esempio alla collaboration. Lync è sicuramente un elemento fondamentale della nostra proposition, ma iene ancora percepito come secondario rispetto al concetto di risparmio. In questo momento il primo step è sempre verso la posta, per poi cominciare con la spinta di accelerazione puntando sulla collaboration, spesso condividendo casi di successo di altre realtà”.
È un approccio nuovo che ha bisogno anche di interlocutori nuovi: “Per questo stiamo lavorando al recruitment di partner non tradizionali, specializzati nei servizi, nella syndication, nell’hosting e nell’erogazione di servizi per le aziende in ambito digitale. Sono partner he riescono a far passare il concetto di velocità come risposta alla concorrenza. E che sanno che c’è una grande differenza tra vendere un pc e rendere una azienda immediatamente operativa”.
Resta, ed è questo il neo evidenziato dall’indagine Vanson Bourne, la preoccupazione legata agli aspetti di sicurezza: oltre la metà degli interpellati si dice preoccupato del fatto che i servizi cloud non siano comprovati e che quindi siano troppo rischiosi.
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