Francesco Sacco (Bocconi): il cloud è per tutti e trarrà beneficio dalla Ngn, se fatta bene. Jan Baan (Cordys): ma non sarà risolutivo e necessiterà di buon Bpm.
Se un’azienda come 3Par viene contesa a suon di miliardi di dollari da Hp e Dell (per la cronaca, l’ha spuntata Hp), se Ibm spende una cifra per acquisire Netezza, vuol dire proprio che lo storage virtuale attira come il miele le mosche.
Sul perché, Francesco Sacco, docente alla Bocconi, intervenuto al Cloud Computing Day organizzato da It Way, non ha dubbi: è il cloud computing, bellezza.
Cloud che fa da supporto a una rivoluzione che avanza, e che sancisce la morte del Web (così titolava una copertina di Wired poco tempo fa), perlomeno del Web come l’abbiamo conosciuto dieci anni fa, per far posto alle applicazioni scaricate dalla nuvola su iPhone, iTouch, iPad, smartphone.
Effettivamente, qualcosa è cambiato, se nel mondo si scaricano più di 20 milioni di applicazioni al dì, un numero mostruoso. E non finisce qui, se si considera che la tv la vedremo su device che ci permetteranno di accedere ad applicazioni di tutti i tipi.
Per Sacco, sono emblematici due destini opposti: Second Life è morta perché non usava il cloud, Facebook va alla grande perché vive nel cloud.
Come spesso accade, ci si chiede se il cloud sia o no un vecchio concetto riverniciato. In questo senso, Saas e Asp sono parenti stretti del cloud, la differenza sta nella logica sottesa, nel risultato finale.
La stessa differenza che connota i sistemi di traduzione di Google, che sulla nuvola trae linfa, si rinnova continuamente e funziona, rispetto agli altri, diciamo, “di tipo tradizionale”.
Il cloud, afferma Sacco, è trasversale, interessa le realtà di tutte le dimensioni. Un esempio? «Non c’è una sola start-up che oggi pensi nemmeno lontanamente di dotarsi di un server».
Per quel che riguarda la Pa, un esempio illustre viene dagli Stati Uniti, dove il presidente Obama ha creato dot-gov, un servizio completamente cloudizzato.
I risparmi indotti dal cloud sono tanti e cospicui, anche se, sottolinea Sacco, una sua massiccia diffusione da grossi ostacoli di tipo psicologico, un fattore che in economia conta sempre di più (non a caso nel 2002 il Nobel per l’economia andò a Daniel Khaneman, psicologo studioso del comportamento).
Eppure, la strada è segnata, e si chiama Ngn, che supera l’unico limite del cloud: la connettività. E su questo, il mondo occidentale ha un grave gap nei confronti dell’area Asia/Pacifico. Un numero su tutti: la Corea del sud registra sulla rete un tasso di guasti pari al 4%, l’Italia più del 21%.
Conclusione: «Se non riusciremo a stare al passo, perderemo la competizione su tutti i fronti».
E le previsioni per l’Italia sono nere, a meno che non si intraprenda al più presto, sfruttando proprio le grandi risorse del cloud, un viaggio rapido verso l’affermazione di una maggiore produttività dell’intero sistema paese.
Ospite illustre della kermesse di It Way, Jan Baan, figura storica dell’It (suo uno dei primi Erp della storia) e attuale Ceo di Cordys.
Baan butta a mare la tradizione dei sistemi informatici, caratterizzata dalla crescente complessità, e punta all’allineamento dell’It col business attraverso quella che chiama cloud orchestration.
Il ragionamento di Baan è semplice: il cloud computing sta cambiando rapidamente il panorama dell’It, ma molte organizzazioni non avranno mai completamente le loro infrastrutture nel cloud, i sistemi software enterprise resteranno in ambienti legacy on-premise.
E allora la sfida vera per queste organizzazioni è quella di integrare i sistemi legacy con servizi business agili e collaborativi, e le applicazioni disponibili nel cloud.
Ed ecco la proposta concreta: la crescita rapida del cloud computing e la crescente disponibilità dei servizi cloud richiedono piattaforme Bpm (business process management) per orchestrare dati e processi di business al di fuori della nuvola insieme con sistemi e processi eterogenei posti all’interno delle aziende.
Una sola piattaforma che integra suite Bpm, Soa, Bop business operation platform, e il workflow human-centrico, in cui il paradigma cloud che fa da ponte tra cloud e on-premise.
Come dire, una platform-as-a-service.
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