Oggi l’IT ha due opzioni: adottare il cloud o rimanere indietro. E nei rapporti con le business unit? La parola chiave è “consigliare”, non più vietare o imporre come accadeva in passato.
A Paul Moxon, Senior Director, Product & Solutions Marketing di Axway, spesso viene chiesto quale sia il principale ostacolo alla piena adozione del cloud da parte dell’IT aziendale.
La risposta che dà, ci rivela, è sempre la stessa: il principale ostacolo è l’indisponibilità ad accettare il fatto che le unità di business stanno già adottando il cloud.
Fino a quest’anno, spiega, le business unit hanno voluto ignorare l’autorità dell’IT e aggirarne le limitazioni per risolvere immediatamente i problemi anziché vedere le loro richieste languire tra i progetti speciali inevasi e soggetti a tempi di attesa irragionevoli.
Times they’re a changing
Ma tempi sono cambiati, osserva Moxon, e oggi l’IT ha due opzioni: adottare il cloud o rimanere indietro.
«Vedo questo esatto scenario ripetersi anche nelle organizzazioni dei nostri clienti» dice.
Le BU dei clienti di Axway si rivolgono alla funzione IT per ottenere soluzioni, senza però coinvolgerla nel processo decisionale preliminare.
Al contrario, preferiscono chiamare in causa l’IT a giochi ormai fatti, limitandosi a fornire informazioni su ciò che accadrà anziché consultarsi su ciò che potrebbe accadere.
Che lo si voglia ammettere o meno, dice Moxon, il ruolo dell’IT è cambiato.
La sua posizione storica di “tutore delle policy”, arbitro del buon gusto nelle applicazioni, giudice della necessità o meno di policy IT e standard di sicurezza aziendali per una determinata applicazione è ormai superata.
Il cloud c’è già
L’IT deve affrontare il fatto che le BU stanno progressivamente adottando il cloud e supportare questo passaggio allineandosi maggiormente alle BU e ai loro scopi; fornendo sicurezza negli ambienti cloud; gestendo gli accordi sul livello di servizio con i fornitori di cloud; seguendo procedure di escalation; consigliando alle BU come e non se, adottare il cloud.
La parola chiave, dunque è “consigliare”, non più vietare o imporre come accadeva nel passato.
Ciò che l’IT può e deve fare è commentare intelligentemente la scelta di un fornitore di cloud effettuata da una Bu anziché tentare di approvare o impedirne l’adozione, ed è quest’ultimo comportamento che spinge le BU a escludere l’IT dal processo decisionale preliminare.
L’esempio delle risorse umane
Il messaggio di Moxon a chi si occupa di IT aziendale, dunque è: non interpretate questo nuovo mondo come un’usurpazione del vostro ruolo. Al contrario, prendete una pagina dal libro di un altro reparto che un tempo era considerato una spesa di dubbia validità che aggiungeva scarso valore alle BU, ma che oggi è diventato il loro partner e consulente di fiducia: le Risorse umane.
Una tattica diffusa tra i reparti HR consiste nell’assegnare responsabili specifici alle singole BU per far sì che il reparto HR possa allinearsi alle esigenze specifiche di ognuna: reclutamento, ridimensionamento dell’organico e così via.
Questo, per Moxon, è esattamente ciò che dovrebbe fare l’IT, riconoscendo, durante il processo, che nel ruolo di consulenti, anziché arbitri, le competenze relazionali degli assegnatari prevarranno sulle loro competenze tecniche.
Ad esempio, la capacità di negoziare e influenzare diventerà il nuovo standard di riferimento.
Anziché battere i pugni sul tavolo e obbligare le BU ad adottare policy non gradite, l’IT fornirà consulenza in merito ai criteri di selezione, alla distribuzione e ai problemi sui tempi di implementazione, offrirà le best practice sulle procedure di escalation appropriate e strategie per l’integrazione di una nuova soluzione cloud nei sistemi e processi esistenti.
E quest’ultimo aspetto, l’integrazione, sarà il tema fondamentale durante le fasi iniziali dell’adozione del cloud. Le nuove soluzioni cloud dovranno integrarsi con le applicazioni e i processi di business esistenti, perché in caso contrario le BU si ritroveranno con applicazioni stand alone e isolate che non consentono di sfruttare il pieno potenziale delle applicazioni stesse, sia che siano basate su cloud che on-premise.
Formulare una strategia di integrazione
In effetti, la cosa più intelligente che l’IT può e deve fare in questo momento è formulare una strategia di integrazione completa per entrambe le applicazioni.
Per posizionarsi in maniera ottimale l’IT dovrà essere pronto a rispondere a domande come “In che modo è possibile integrare un sistema CRM basato su cloud con un sistema di pianificazione della produzione on-premise?” oppure “In che modo un’azienda di trasporti e logistica può integrare il proprio sistema CRM con un sistema di ottimizzazione degli itinerari on-premise?” e così via.
Ma non bisogna aspettare che venga adottato il cloud per risolvere i problemi esistenti. Se l’IT rimane in modalità reattiva mentre le BU prendono le decisioni sul cloud, il risultato, per Moxon, sarà “integrazione” meno “strategia” ovvero le applicazioni verranno integrate secondo modalità ad hoc, progetto per progetto, e si assisterà a una proliferazione di connessioni point-to-point che non faranno altro che replicare le fragili integrazioni basate su singole connessioni separate del passato.
Giocare d’anticipo
L’IT deve agire subito per anticipare l’evoluzione della curva, ossia le esigenze delle BU, definendo una solida strategia di integrazione prima che inizino ad affermarsi le app basate su cloud (o nelle primissime fasi del processo).
Il passaggio al cloud comporta necessariamente una parziale perdita del controllo da parte dell’IT? Sì, per Moxon. Che però esorta l’IT a vedere le cose con una mente aperta: supportare l’adozione del cloud da parte delle BU, accettare il nuovo ruolo, abbandonare i panni dei gestori dei servizi e trasformarsi in consulenti di fiducia.