Il fenomeno Facebook è un’opportunità per le aziende

La community nel giro di pochi mesi ha conquistato milioni di italiani. Il mondo del Web 2.0 è ormai un’occasione d’affari per inserzionisti e operatori del canale Ict

Milano, Roma, Torino, Napoli e tante, tante altre città italiane… Diciamo intorno alle 19.00-19.30. A prima vista sembrano gruppi di scolaretti a fine anno che si ritrovano per festeggiare l’arrivo dell’estate. Poi, però, ti accorgi che non siamo proprio in estate e che l’età non è esattamente quella scolare; si va più o meno dai 28 fino ai 40-45 anni… Negli ultimi mesi sono tantissimi i gruppi di ex-compagni di Liceo, scuole elementari, medie, ex-amici d’infanzia, ex-commilitoni, ex-qualcosa, che hanno deciso di riallacciare rapporti, confidenze, semplici conoscenze dimenticate, offuscate dal passare del tempo, semplicemente tralasciate. Eccolo, in soldoni, il “segreto” del poderoso successo di Facebook in Italia. Un social network capace di portare nella vita digitale relazioni e rapporti reali e viceversa, con tutti i pregi e i difetti del caso.

La storia di Facebook
Certo, fingere un’altra identità o fornire informazioni sbagliate, come spesso accade in altri siti e social network (vedi Second Life), è ovviamente possibile ma, per la natura stessa dello strumento, non ha senso. Facebook esiste infatti dal 2004, anno in cui, per la cronaca, Mark Zuckerberg, all’epoca diciannovenne e studente presso l’università di Harvard, diede alla luce un sito, il cui nome si riferisce agli annuari con le foto di ogni singolo membro (Facebooks) che alcuni college e scuole preparatorie statunitensi pubblicano all’inizio dell’anno accademico e distribuiscono ai nuovi studenti e al personale della facoltà come una via per conoscere le persone del campus. Il concetto alla base della versione online era il medesimo, mantenere i contatti fra compagni di campus e così Facebook fu poi esteso al Mit, all’Università di Boston, al College di Boston, e a tutte le scuole Ivy League nel giro di due mesi.

Il successo
La differenza è che oggi Facebook è un fenomeno planetario che tiene in contatto persone in ogni parte del globo. Gli utenti creano profili che spesso contengono foto e liste di interessi personali, scambiano messaggi privati o pubblici e fanno parte di gruppi di amici. La visione dei dati dettagliati del profilo è ristretta a utenti della stessa rete o di amici confermati.
Il successo di un simile strumento si è propagato gradualmente in tutto il mondo, ma quanto è accaduto in Italia ha dell’incredibile. Nel 2008, sull’onda di un poderoso passaparola “reale” e “digitale”, c’è stato un vero e proprio boom: nel mese di agosto si sono registrate oltre un milione e 300mila visite, con un incremento annuo del 961%; il terzo trimestre ha poi visto l’Italia in testa alla lista dei Paesi con il maggiore incremento del numero di utenti, +135%.

Uno strumento di business
Fin qui il fenomeno di costume, gli amici, la domanda tambureggiante e ormai classica “ci sei su Facebook?”. Ma, ovviamente, ai più non è sfuggito il nocciolo della questione, ovvero l’incredibile opportunità di business rappresentata da un simile strumento nel quale gli utenti raccontano la loro storia, il loro quotidiano, le loro esperienze, passioni, gusti… Certo, è più che prevedibile una fase di assestamento in cui qualcuno si staccherà, si allontanerà da uno strumento di comunicazione che gli utilizzatori della prima ora adesso vedono troppo inflazionato, troppo per tutti… Ma la realtà è che per le caratteristiche di semplicità e immediatezza che vanta, Facebook appare come un’interfaccia destinata a lasciare il segno e soprattutto a diventare un prezioso strumento di business per un’infinità di aziende, a patto che sappiano maneggiare il tutto con cura. Un discorso che vale un po’ per tutto il Web 2.0 che, con Facebook sembra ora vicino alla consacrazione definitiva.

Il centro di gravità
«Il fenomeno più rivoluzionario e innovativo del mercato It è senza dubbio l’evoluzione verso il Web 2.0 – ha spiegato Antonella Bartolini, senior account executive di un analista di lungo corso come Gfk MS -. Il desiderio di accedere a un sito Web 2.0 sta diventando un fenomeno assolutamente travolgente soprattutto nelle nuove generazioni perché è sinonimo di piena interazione tra utenti e servizi offerti, tanto da portare gli utenti a essere i principali protagonisti del servizio online. L’accesso a Internet sta diventando un motore del mercato dell’hardware che soprattutto deve garantire l’accesso alla rete in qualsiasi modo. In sostanza, se prima era il computer il traino, il centro di gravità permanente attorno al quale ruotavano in un circolo virtuoso tutte le altre categorie It, ora questo posto è stabilmente occupato da Internet e, in particolare, dal Web 2.0».

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