L’affermazione delle reti al centro delle infrastrutture IT distribuite ha fatto la fortuna delle aziende attive nel networking solo per periodo limitato. Anche i protagonisti del settore, hanno infatti dovuto fare i conti con la necessità di andare oltre la semplice trasmissione dei dati, valorizzando il valore delle informazioni trasportate. «In un modello sempre più orientato al software, l’hardware e’ sempre più integrato al concetto di piattaforma – conferma Enrico Mercadante, Leader Team Sales & Technical Specialists per il Sud Europa di Cisco -. Nonostante quanto si possa credere, le nostre soluzioni hanno sempre avuto molto contenuto software. Solamente, ora si sta spostando l’equilibrio e quindi anche per noi è arrivato il momento di ragionare maggiormente in ottica di piattaforma».
Una direzione comunque intrapresa ormai da tempo e in realtà mai del tutto ignorata, come dimostrano alcune acquisizioni storiche, a partire da Webex nell’ormai lontano 2007 e quella solo di poco più recente di Meraki. Indici come in realtà tra le ragioni di un successo di lunga durata, per la società di San Josè ci sia la capacità di guardare sempre oltre. «Attualmente, circa il 40% dei nostri ricavi è legato alle subscription, mentre un 33% arriva direttamente dal software».
Situazioni ideale quindi, per uno spaccato attuale del mondo IT, ma anche per capire quali saranno i prossimi passi da affrontare all’interno delle aziende. L’affermazione del modello software in cloud, in un’ottica più di servizio rispetto all’originale licenza, ha sicuramente diversi vantaggi, soprattutto per le aziende. Significa liberarsi prima di tutto dai problemi legati agli aggiornamenti e in particolare la sicurezza, dove spesso sarebbe impossibile ridurre la finestra tra minaccia e soluzione senza mettere a rischio i sistemi aziendali.
Il trasporto dei dati, per Cisco una preziosa fonte di informazioni
Per chi di mestiere si occupa di infrastrutture di rete, oggi il modello remoto può contare su un ulteriore vantaggio. «In un ambiente del genere riusciamo a dare valore ai metadati importanti sull’utilizzo e configurazione dei nostri sistemi – riprende Mercadante –. Ci permettono tra l’altro di capire come si comportino le reti, o quali siano gli attacchi più frequenti».
Questo sfocia in modo del tutto naturale nel tema protagonista del momento, in un visione meno scontata ma altrettanto importante. La disponibilità globale dei dati alla portata di Cisco permette di sviluppare algoritmi predittivi da restituire a loro volta alle stesse piattaforma da cui provengono, sotto forma di nuove funzionalità per affidabilità, prestazioni e sicurezza.
«La definiamo Observability, una delle quattro piattaforme principali sulle quali ci stiamo concentrando insieme a Webex, la sicurezza cloud e il networking cloud. Attraverso strumenti di misura della rete e delle applicazioni, cerchiamo di analizzare l’esperienza dei clienti nell’ultilizzo dei servizi digitali e acceleriamo la risoluzione di eventuali problemi. Dal modello originale di software embedded stiamo così passando a un concetto di piattaforma».
D’altra parte, la complessità di un’architettura IT oggi è talmente elevata da rendere indispensabile strumenti di analisi e supporto alla gestione. Spesso per esempio, è letteralmente impossibile difendere o controllare il singolo punto di accesso, mentre è sicuramente più facile individuare problemi in un nodo di networking, dove risolverseli e quindi mettere in sicurezza qualsiasi elemento collegato.
Un ruolo importante arriva proprio dalla rapida evoluzione dell’IA, dalla quale scaturisce prima di tutto il consolidamento di un’architettura cloud ibrida, all’interno della quale non è facile assecondare diverse realtà e relative esigenze. «Alcune applicazioni rimangono nei data center, anche solo per questioni di sicurezza, sovranità dei dati o volumi di traffico. Il futuro è un modello ibrido, e questo si riflette anche sull’intelligenza artificiale».
Il legame a doppio senso tra reti e IA secondo Cisco
Spostare dati in cloud ha comunque un costo, il linea di massima proporzionale al volume. Se si parla di IA, questo diventa facilmente insostenibile. Se in fase di machine learning generico, e quindi condiviso tra più applicazioni, questo può ancora essere giustificato, entrando nel merito delle singole applicazioni, le operazioni i raffinamento devono preferibilmente essere eseguite on-premise.
In uno scenario del genere, la complessità tende inevitabilmente ad aumentare. Combinata alla ormai cronica carenza di competenze, un altro ruolo diventa importante per il software: la semplicità. Quando si parla di gestione, con interfacce intuitive, ma anche per la risoluzione dei problemi. La piattaforma di rete permette di individuare per tempo segnali di possibili anomalie e guidare i tecnici verso la soluzione di problemi, anche prima che possano produrre un impatto visibile all’utente finale. «I team sono limitati e i clienti chiedono una gestione semplice delle reti. Questo vale per tutti i livelli di azienda, ed è proprio una delle direzioni in cui stiamo lavorando per una gestioni più intuitiva e flessibile. Per gestire una rete possono essere sufficienti anche un paio di persone, operando in remoto anche da uno smartphone».
Pensare di continuare a esercitare un controllo anche solo in parte manuale su architetture IT nel pieno dell’evoluzione della mobility e di IoT è impensabile. Servono piattaforme di supporto il più possibile automatizzate o in grado di aiutare a individuare con certezza l’origine di un problema. Una trasformazione operativa di fronte alla quale è necessario adottare anche le strategie e relativi investimenti, A partire da quelli dedicati all’IA dove non sempre alle parole stanno seguendo fatti i egual misura.
Le buone intenzioni non mancano
La 1° Edizione dell’AI Readiness Index di Cisco ha infatti evidenziato come solo l’8% delle organizzazioni in Italia siano adeguatamente preparate per sfruttare l’IA. Esiste però una presa di coscienza del problema: oltre la metà teme impatti negativi se non affronterà la questione entro i prossimi dodici mesi.
Inoltre, per il 95% l’urgenza di utilizzare tecnologie basate su IA nella propria azienda è aumentata, ma secondo Cisco c’è una significativa frattura tra opportunità e preparazione sui sei fattori chiave di strategia, infrastruttura, dati, governance, talento e cultura. Il 92% delle aziende non è del tutto pronta a integrare l’IA nel business. Il 53% ritiene di avere al massimo un anno per implementare una strategia prima di pagarne le conseguenze.
«Considerazioni valide per aziende di qualsiasi tipo e dimensione. Parliamo di una tecnologia democratica, accessibile a tutti come dimostrato dalla rapida crescita di popolarità a livello consumer. Diverso è il discorso legato al modello; per avere tutti i vantaggi è importante affidarsi a un modello personalizzato e non generico, dove più sono i dati da inserire più alto è il costo», afferma Mercadante
Uno scenario dove ancora una volta la lungimiranza Cisco può essere premiata. Aver avviato un’attività di tracciamento e raccolta dei dai quando di IA si parlava solo in pochi laboratori di ricerca, ha permesso di raccogliere informazioni e acquisire esperienza spendibile già oggi. «È il passaggio dal dato all’insight. Per esempio, di fronte alle difficoltà di un utente nel collegarsi a una rete Wi-Fi, possiamo intervenire per esaminare il problema prima ancora di un sua segnalazione. La nostra piattaforma segnala al gestore della rete anche le cause più probabili e come intervenire, comunicando infine a sua volta all’utente finale di aver risolto la situazione».
Scenari destinati a diventare la regola nel giro di pochi. Per questo, se si vuole mantenere le distanze dai rivali, è necessario saper guardare già oltre. «L’innovazione sta cambiando e anche noi di Cisco dobbiamo prenderne atto. Non basta più seguire il modello tradizionale di sviluppare un nuova funzione e renderla disponibile al più presto possibile».
La situazione è infatti più complessa. Anche per le aziende meglio organizzate, è sempre più difficile pensare di agire in totale autonomia. È necessaria una maggior apertura, tradotta per esempio nella disponibilità di API pubbliche in favore di una verticalizzazione delle applicazioni e nella ricerca di nuove funzionalità.
Inoltre, secondo Cisco l’attenzione alla sicurezza deve ormai arrivare al livello progettuale, non si può più parlare di accessorio a un prodotto. Un discorso simile infine, per quanto riguarda l’usabilità, mirata sia ad allargare la portata degli utenti sia per ridurre il rischio di errori in fase di gestione intervento.
«Ci siamo un poco allontanando dal mondo per noi originario della rete, ma per buoni motivi, per applicare tutto quanto abbiamo imparato anche su aspetti applicativi – conclude il manager di Cisco -. Stiamo cambiando il modo di innovare e al centro mettiamo sicuramente l’intelligenza artificiale. Intesa sia come algoritmi predittivi sia per avere interfacce vocali più naturali, pronte a indicare la soluzione a un problema».