Robert Rosen, del National Institute of Health statunitense, è anche l’ex-presidente dello Share, l’user group dei mainframe Ibm, che annovera come membri 20.000 specialisti, ha 2.000 aziende associate. In qualità di Ipp del gruppo (cioè Immediate past …
Robert Rosen, del National Institute of Health statunitense, è anche
l’ex-presidente dello Share, l’user group dei mainframe Ibm, che
annovera come membri 20.000 specialisti, ha 2.000 aziende associate. In qualità
di Ipp del gruppo (cioè Immediate past president) in un suo intervento
pubblico ha parlato di mainframe.
Richiesto di commentare le buone performance dei grandi sistemi, Rosen ha indicato
tre motivi: il prezzo basso, l’affidabilità (se possibile, migliorata)
e il fatto che per gestirli non c’è più bisogno di “scienziati
in camice bianco”. E questo grazie ai progressi nel software di gestione
che ha fatto Ibm. Quanto alle recenti iniziative intraprese da vendor come Oracle
e Hp per convincere gli utenti a dismettere il mainframe, Rosen non si è
stupito, sottolineando come la cosa sia ciclica. Spesso, ha rilevato, alcuni
vendor fanno notare che le buone competenze in campo mainframe (e Cobol) vanno
calando, e usano questa leva per solleticare le aziende a prendere in considerazione
altre piattaforme.
Ma, secondo l’ex-presidente dell’user group, trovare buone competenze
in materia di grandi sistemi è tanto difficile quanto trovarle per altre
piattaforme. Altro tema è quello del consumo energetico dei mainframe.
Per Rosen va tenuto in considerazione, visto che è arrivato sul tavolo
dei Cfo (Chief financial officer), ma senza far drammi e con senso di responsabilità
che oltrepassa la soglia del datacenter e coinvolge tutta l’azienda. Per
il futuro, Rosen ha indicato il macro tema “It 2010”, intendendo
con questa definizione un percorso di cambiamento delle infrastrutture tecnologiche
da affrontarsi con le leve del project management, dell’affidabilità
dei sistemi di business e delle Soa.