Max Ramacciottti di Key One spiega perché il mondo virtuale può essere utile anche per le piccole imprese
La nuova frontiera del mondo della comunicazione è il mondo virtuale di
Second Life, terreno sconosciuto sul quale vale la pena muoversi con i piedi di
piombo. Per ora sono soprattutto le grandi aziende, in particolare le
multinazionali americane, a tastare il terreno della “Seconda vita” dove, spiega
Max Ramacciotti di Key One “ci si trova di fronte a un target di innovatori, trend setter molto partecipativi come utenti”.
Key One fa parte del gruppo Kallideas, società
specializzata nelle soluzioni tecnologiche per la gestione dei dialoghi fra
sistemi automatici e individui, a servizio della relazione fra clienti e
aziende, e si è specializzata su Second Life collaborando per esempio con
Gabetti che sull’isola ha sguinzagliato una pattuglia di agenti
immobiliari.
Secondo Ramacciotti chi va su Sl vuole contribuire
“e nella vita reale parla molto della sua esperienza virtuale”. Se,
come si dice oggi, il cliente vuole avere un ruolo più attivo nel suo rapporto
con le aziende nel mondo virtuale si trova una delle massime espressioni di
questo protagonismo tanto che il target del mondo inventato da Philip Rosedale
può essere utile per sperimentare una comunicazione o soluzioni di marketing
innovative.
“I focus group sono più facili e gestibili – spiega – iniziative di comarketing raccolgono maggiore collaborazione fra le aziende nel virtuale rispetto al reale e anche a livello aziendale l’utilizzo di Second Life fa emergere gli innovatori”.
Non bisogna farsi illusioni, però.
Di business vero, inteso come soldi guadagnati, ce n’è
molto poco
. Qui si parla di marketing, comunicazione e formazione visto che, secondo Ramacciotti “la presenza su Second Life ha delle potenzialità anche superiori a quelle di un sito” anche se non ha senso avere una presenza importante su Sl e un sito poco aggiornato che non rispecchia l’immagine dell’azienda. Ma, attenzione. “Per una Pmi da sola è difficile trovare costruire una presenza su Sl”. Può avere senso per il
business to business, per la formazione, ma per il momento è
preferibile muoversi a livello di consorzio con una presenza collettiva.
Non è tanto un problema di costi (512 mq costano cinque dollari al mese e 65.000 195 dollari mensili e poi bisogna costruirci qualcosa sopra), ma di gestione della propria presenza in rete. Per questo se non si è sempre presenti in Sl bisogna lasciare qualcosa sulla propria area o isola che indichi un recente cambiamento che dia il segnale che quel luogo non è abbandonato.
Una volta inaugurata una propria presenza
bisogna diluire il materiale e le iniziative nel tempo e non gettarsi subito
nella mischia trovandosi dopo un mese senza nulla da fare.
Senza contare che su Sl vince il
coinvolgimento emotivo
e per questo, oltre a esser favorite aziende che lavorano nella moda, design o editoria, ci vuole anche un coinvolgimento appassionato dell’azienda. Se il web è il luogo delle informazioni e dei contenuti di servizio, Sl è la piazza degli eventi, della festa.
Marketing e relazione con il cliente sono il fulcro della partecipazione nel mondo virtuale che ultimamente trova un certa eco anche sui giornali. Gabetti ne è un esempio anche se è vero che d’ora in avanti sarà sempre più difficile trovare spazio sui media cartacei vista la quantità di aziende che hanno aperto una loro presenza su Sl. “Ma spesso – conclude Ramacciotti – l’idea migliore arriva proprio dalle aziende più piccole”.
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