Roberto Galimberti attribuisce i brillanti risultati finanziari all’intuizione del business model Network application service provider
Il 2001 di I.Net si è concluso con brillanti risultati finanziari. Cresce il fatturato (+34%), pari a 55,5 milioni euro, migliora il margine operativo lordo (+54,5%), attestatosi al 16,2% dei ricavi, e si mantiene positivo l’utile netto (2,3 milioni euro), anche se più basso dell’esercizio precedente. Numeri che Roberto Galimberti, presidente e amministratore delegato della società controllata da Bt, definisce “da old economy”, e attribuisce all’intuizione di un business model vincente, basato su un’offerta duplice: la managed Internet connectivity, un segmento che,oggi soffre di una forte compressione dei prezzi a causa dell’eccesso di disponibilità di banda, e i servizi di Web farm. Questi ultimi, vero fiore all’occhiello di I.Net, hanno visto nel 2001 un balzo degli ordini pari al 73%.
In una parola, questo approccio viene definito Nasp (Network application service provider). “Oggi – dice ironico Galimberti – alcuni nostri concorrenti, come Telecom Italia e Netscalibur, sostengono che questo è il business model vincente. Ci fa piacere, visto che Nasp è un marchio che noi abbiamo registrato due anni fa”.
I.net eroga i servizi attraverso la Web farm di Settimo Milanese, che ospita 1600 server ed è connessa in fibra ottica a tre carrier: Bt, Sprint e Genuity. Oltre agli ormai “tradizionali” housing e hosting, l’azienda propone servizi avanzati quali il back up dei dati, la sicurezza, la messaggistica e la gestione delle applicazioni. I clienti attuali sono 644, un numero destinato a non crescere di molto in futuro. “Non puntiamo ad aumentare il numero di clienti – specifica Galimberti, ma ad incrementare gli investimenti di quelli principali che già sono presso di noi”.
La capacità della Web farm di Settimo, costruita ex novo dalla società, non è un problema per l’espansione futura: “Con i ritmi di crescita attuali – fa sapere il manager – c’è spazio fino al 2004. Ma abbiamo altri 2 ettari di terreno e le licenze per costruire un altro palazzo”. Galimberti sembra avere ben chiara la direzione in cui si sta muovendo la sua società. “L’evoluzione del modello Nasp – spiega – è l’Aip, Application infrastructure provider. E’ un nuovo mestiere e significa fare l’outsourcing dell’infrastruttura e dell’applicazione. Ci si arriverà fra due o forse quattro anni: serve la banda larga e servizi che giustifichino la spesa dei clienti”.