Il portale diventa un framework per lo sviluppo applicativo

Dopo aver coniato per primi il concetto di corporate portal, Plumtree offre oggi un set di strumenti completi per la creazione di portali di seconda generazione, orientati non solo al contenuto, ma anche all’integrazione delle applicazioni back end.

Plumtree lega indubbiamente il proprio nome all’idea stessa di portale, come ricorda Paolo Restagno, area sales manager della società per Italia, Spagna, Portogallo e Medio Oriente: Quando siamo nati, a fine anni 90, il concetto di portale non esisteva ancora e fu proprio Plumtree che coniò il nome corporate portal. L’obiettivo dei fondatori era quello di creare un portale "Yahoo like" a uso della grande impresa, una porta di ingresso sul mondo applicativo e documentale aziendale che offrisse all’utente la possibilità di personalizzare il layout. Plumtree ha anche inventato il modo di strutturare gli elementi di una pagina, coniando i cosiddetti gadget, poi divenuti portlet".


Ma questo non è che l’inizio. Ora la società si confronta con uno scenario mutato e più complesso, dove ritagliarsi un proprio spazio d’azione diventa una mossa strategica imprescindibile.


Il primo compito di Restagno in Italia è quello di prendere contatto diretto con tutti gli utenti che già utilizzano la piattaforma Web di Plumtree, prevalentemente clienti dell’integratore Webegg (che dal 2000 è Preferred partner della società) con l’obiettivo di consolidare la propria presenza e di allargare la conoscenza al mondo dei system integrator. Plumtree intende puntare su un posizionamento che si estende oltre all’area storicamente coperta, inserendosi nel filone d’offerta dei grandi portali, "Ibm-like". Ecco con quale proposta intende farlo.


Fin dal 2000/2001, Plumtree ha perseguito l’integrazione in ottica Web service. Identificata la nostra soluzione come corporate portal, e constatato che c’era un nuovo mercato che stava nascendo – ha spiegato Restagno – abbiamo pensato che c’era bisogno di una struttura più aperta: se gli oggetti di contenuto potevano essere le applicazioni, era necessario affrontare il problema dell’integrazione. A tale scopo è stata presa la decisione di riarchitettare il sistema nel suo complesso. Non avendo una base installata eccessivamente ampia, è stata un’operazione relativamente semplice".


Tutti i componenti server del portale, rifatti in ottica di Web service, parlano tra di loro in maniera "disaccoppiata", con la possibilità di definire architetture anche molto distribuite territorialmente. Un esempio. Plumtree è attualmente impegnata per convertire l’accesso alle applicazioni di un istituto bancario che, dopo aver inglobato molte realtà differenti, si è ritrovato con applicazioni core, sviluppate con varie tecnologie, distribuite anche a livello di filiale. L’architettura di Plumtree ha permesso di decidere che i server che piloteranno l’integrazione con gli applicativi saranno installati nelle filiali e comunicheranno semplicemente l’Html del portlet, che sarà poi "riaggregato" centralmente nel portale.

Verso l’Enterprise Web


Una volta riscritta l’architettura, Plumtree ha acquisito tecnologie che le hanno consentito di ottenere la copertura completa delle funzionalità che contraddistinguono un portale evoluto (tra queste, un engine di ricerca che indicizza gli oggetti di un portale, dai contenuti fino al dettaglio del singolo portlet). Via via, sono stati integrati collaboration, content management, processi di autenticazione (per quella porzione che è gestita dalla piattaforma), con l’aggiunta di un tool di sviluppo che serve da compendio a sistemi di sviluppo nativi – ha precisato il manager – facendo in modo che un Web service sia effettivamente portabile su tutte le piattaforme".


Questo percorso evolutivo ha permesso a Plumtree di realizzare quello che nel 2002 è stato battezzato Enterprise Web, una suite comprendente tutti gli elementi che, a corredo del corporate portal, consentono di sviluppare portali Internet di seconda generazione, quindi orientati non solo al contenuto, ma anche all’integrazione delle applicazioni di back end.


L’ultimo passo, compiuto a cavallo tra 2003 e 2004, ha fatto evolvere questi elementi in un’ottica precisa, come ha spiegato Restagno: Fare della piattaforma Plumtree un framework di sviluppo applicativo, attraverso il quale qualsiasi azienda possa confezionare una soluzione Internet, usando processi e servizi già esistenti nel back end aziendale, dall’Erp al Crm, dalla supply chain all’Hr, e integrando nuovi servizi".


Il portale diventa il punto di partenza, quasi un "incubatore" di servizi, che mette a frutto contenuti e risorse differenti, residenti su sistemi diversi, in parte interni e in parte esterni, che riferiscono a progetti sviluppati con varie tecnologie (Microsoft Asp o .Net, Java o legacy come C++, Corba). Un’ambizione di questa portata può essere realizzata solo grazie a standard (come Web service e Soap) e grazie a un’architettura aperta. Elementi che, secondo Restagno, rappresentano il tratto distintivo dell’offerta Plumtree. Il riposizionamento della società sarà riflesso in un probabile rebranding di offerta che vedrà quasi certamente comparire la parola framework nel nome dei prodotti.


Un ulteriore elemento che sottolinea l’inclinazione all’eterogeneità è il recente rilascio della versione "pure" Java della piattaforma Plumtree Enterprise Web, che si affianca così a quella .Net. Due versioni esattamente speculari dal punto di vista funzionale – ha spiegato Restagno – che permetteranno non solo di decidere se il motore del framework applicativo deve risiedere su .Net o su Java, quindi su macchine Windows o Unix, ma anche di mantenere o realizzare architetture miste". I vari componenti server della suite (portal server, content server e via dicendo) possono, di fatto, essere implementati su differenti macchine e piattaforme, salvaguardando ciò che è già in casa a livello di hardware. Apertura e flessibilità, quindi, non solo nell’integrazione verso il back end, ma anche nell’immaginare l’architettura del framework applicativo.

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