Dopo la “razionalizzazione dei costi”, si comincia a parlare di una business technology al servizio dell’azienda e del cliente. E al al CIO viene richiesta una maggiore capacità di dialogo con il Top Management.
Sebbene nessuno si azzardi a dire che la crisi è finita, tra i Cio comincia a respirarsi quell’aria da uscita dal tunnel, che porta con sé l’inevitabile necessità di prepararsi a respirare un’aria se non nuova per lo meno un po’ diversa.
Ne è convinta Annamaria Di Ruscio, direttore generale di NetConsulting, intervenendo nei giorni scorsi all’undicesimo Forum It Grandangolo.
L’atteggiamento delle imprese
Il senso di quest’aria diversa, secondo Di Ruscio, già si dovrebbe cogliere nell’atteggiamento delle imprese, che per tutto il 2009 hanno concentrato i loro sforzi sulla voce ”razionalizzazione dei costi”, che nel corso di questo 2010 resta sì importante, ma è destinata a passare da un 89,7% a un 72,4% dei casi.
Di converso, cresce l’attenzione su due asset davvero strategici, soprattutto in un’ottica di ripensamento della propria presenza sul mercato: da un lato il miglioramento dei processi, dall’altro l’internazionalizzazione commerciale.
È una sorta di cauto ottimismo, che porta nei primi mesi di quest’anno le imprese a mettere in cima alle loro priorità l’aumento della produttività (62% dei casi), l’introduzione di nuovi servizi (57% dei casi) e la riduzione dei costi operativi.
Il ruolo del CIO
In questo scenario, qual è dunque il ruolo che giocano i Cio?
Qualcosa è cambiato, è evidente. E non è semplicemente l’Ict all’interno dell’impresa che è cambiata, sulla scia delle tre paroline magiche ”consolidamento”, “integrazione”, “collaboration”. Oggi si comincia a parlare di una business technology al servizio dell’azienda e del cliente, di una tecnologia attraverso la quale sviluppare nuovi prodotti e servizi e attuare quella multicanalità che consente di instaurare un contatto costante con il cliente.
È chiaro, spiega Di Ruscio, che il proliferare di piattaforme e device, iPad incluso, naturalmente, non faranno che incentivare lo sviluppo di strategie di marketing customer-centriche innovative, grazie a un utilizzo nuovo e più mirato dei dati stessi del cliente.
Ed è chiaro, a questo punto, che al Cio venga richiesta una maggiore capacità di dialogo con il Top Management e, parimenti, una maggiore capacità di valutare e veicolare l’offerta dei vendor It all’interno dell’impresa. Perché non basta più parlare di risparmio, di competenza o di solidità finanziaria.
Nella scelta di un fornitore è oggi importante parametrare costi e qualità, verificare e mappare le competenze specifiche, e, soprattutto, capire quale sia il reale supporto all’innovazione che da quel vendor deriva. E non è poco.