Lo zoom su alcune aree dalla fotografia sviluppata dal Politecnico di Milano sull’ICT aziendale dettaglia la sensazione generale di arretratezza dell’Italia. Anche nella comunicazione interna.
Il Rapporto Enterprise 2.0 presentato il 25 marzo dal Politecnico di Milano presenta dati di notevole interesse. Il sottotitolo “Al tempo della crisi: la concretezza di chi osa”, benché fortemente giornalistico, mette in risalto una caratteristica di fondo del mercato italiano: la scarsa intraprendenza delle aziende. Le oltre 300 interviste svolte hanno comunque messo a fuoco una situazione finora dipinta con colori acquarello piuttosto leggeri e talvolta appena accennati.
Un menu a quattro piatti
La classificazione dell’E2.0 vede quattro componenti di base: strumenti sociali, comunicazioni unificate, documentale evoluto e architettura IT. Per la precisione, l’acronimo che descrive l’IT è AEA, Adaptive Enterprise Architecture.
In questo articolo ci soffermiamo su alcuni punti dedicati al Saas. Il software as a service rientra nella “configurabilità adattiva”e viste le citate direzioni principali dell’E2.0 fa ovviamente parte dell’AEA.
E’ interessante riportare la valutazione che i Cio hanno dato per ciascuna delle quattro categorie, autocertificandosi come pionieri, convertiti o scettici. In particolare, è il dato aggregato pionieri+convertiti a rappresentare il presente, con i seguenti risultati: comunicazioni unificate 91% e documentale 88%, ma architettura 65% e sociale addirittura 51%. La dicotomia è evidente, ma meno se si scorpora la percentuale di convertiti, omogenea per tutti tra il 37 e il 46%: insomma i Cio hanno dichiarato forte adesione a tutti i nuovi paradigmi.
Confrontando questa valutazione soggettiva con i dati numerici, scopriamo però che la dicotomia è rilevante: l’investimento in AEA è nullo per il 41% delle aziende (51% per il social networking), mentre documentale e unificate sono ben rappresentate, anche se in programmi di ridotte dimensioni. E nel 44% dei casi delle aziende intervistate, l’AEA è del tutto assente, probabilmente perché che sia innovativa o adattiva, l’ICT da noi è esclusivamente un costo, spesso per mancanza di formazione all’altezza.
Chi lo Saas?
La spinta all’adozione di IT adattiva viene prevalentemente dal top management (26%) e per nulla da utenti finali (dipendenti e clienti), risorse umane e marketing. Questo dato identifica un punto sul quale occorre creare maggior consapevolezza: al rinnovamento dell’IT vengono affidate flessibilità e tempestività delle azioni, oltre alla classica la riduzione dei costi in prospettiva. Il prezzo da pagare subito è economico ed organizzativo, due voci che rappresentano un forte freno al rinnovamento, insieme alla scarsa informazione: cloud e saas, anche per chi li considera, sono visti come modelli alternativi nell’offerta dei fornitori.
L’AEA viene vista come evoluzione dell’IT tradizionale a livello del sistema informativo, ergo è completamente avulsa dai fattori umani ed organizzativi: per dirla in termini grezzi ma immediati, è come se fosse hardware, quindi se cerca di affidarlo ai tecnici e di allocare meno budget possibile. Nessuna valenza di ristrutturazione processi, nonostante tra le voci essenziali dell’AEA rientri proprio il BPM (business process management), oltre alle architetture (Soa e mash-up) e i servizi erogati da terzi (Saas ma anche cloud). Non aiuta un’estrema frammentazione del mercato, i cui singoli componenti spesso provengono da fornitori eterogenei e risentono della forte attrazione di soluzioni più consolidate come l’intranet o l’ERP.