Secondo il ceo di Avaya per il Session Initiation Protocol il fattore sbloccante sarà dato dalla semplificazione delle applicazioni. Come Flare.
Kevin Kennedy, ceo di Avaya, all’Enterprise Connect di Orlando ha toccato il tema del Session Initiation Protocol.
Lo ha fatto in termini positivi, affermando che, nonostante se ne parli e se ne faccia uso da diversi anni, non è ancora diventato uno standard de facto per le comunicazioni (unificate), ossia per gestire chiamate voce e video, ma che presto o tardi lo diventerà.
Si tratta di pazientare e di proporre applicazioni che gli facciano compiere il cosiddetto quantum leap.
Un po’ come è avvenuto per il Tcp/Ip, che è diventato protocollo aziendale una volta che il browser si è imposto come applicazione d’utilizzo primaria.
Quali applicazioni? Quelle che semplificano lo sfruttamento del protocollo. Una di queste potrebbe essere proprio quella di Avaya, chiamata Flare.
Kennedy l’ha mostrata, riportano le cronache da Orlando, lanciando audio e video conference da un tablet, semplicemente trascinando i destinatari della conferenza da una lista di contatti e raggruppandoli sullo schermo.
Perché funzioni, Flare richiede che sia integrato un controllo delle presenze in rete, in modo che l’applicazione riconosca esattamente i soggetti (specie nel caso delle conferenze audio) ed eviti le sovrapposizioni.
Flare è stato fatto girare su hardware Avaya, ma sarà disponibile anche per iPad, tablet Windows e altre piattaforme.
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