Il tessile-moda aspetta gli aiuti del Governo

Il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, ha fissato un incontro per stabilire gli interventi a sostegno del settore

Dopo mesi di stallo, l’inedita alleanza tra imprenditori e sindacalisti del settore tessile-moda sembra aver finalmente catturato l’attenzione del Governo. La crisi economica che ha travolto il comparto a partire dagli ultimi due mesi del 2008 ha infatti unito le due parti nella richiesta di interventi mirati di sostegno al settore, uno dei pochi segmenti del manifatturiero italiano che può ancora vantare un attivo nella bilancia commerciale. Lo scorso 15 dicembre, prima che la crisi si aggravasse, Sistema Moda Italia (Smi) aveva inviato una lettera di istanze all’Esecutivo, che però è rimasta senza risposta sino ad oggi. La minaccia di mobilitazioni congiunte aziende -lavoratori sembra però ora aver convinto il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, che ha così convocato i rappresentanti del tessile a Roma per il prossimo 26 febbraio per un primo incontro preliminare. Successivamente dovrebbe essere organizzato un vero e proprio tavolo presso la Presidenza del Consiglio per valutare le priorità negli interventi.

La stretta creditizia
Secondo il presidente di Smi, Michele Tronconi, si tratta di un passo in avanti: «Inizialmente non siamo stati ascoltati anche perché la crisi è arrivata sul finale d’anno e non ha perciò intaccato più di tanto i dati relativi all’intero 2008. Questo ha comportato che, nonostante noi notassimo i segnali di un pesante peggioramento, i numeri fossero meno negativi rispetto a quelli di altri settori. Adesso, anche se la mobilitazione resta, possiamo parlare di contenuti, anche perché il momento è eccezionale e c’è bisogno di risposte eccezionali». I problemi maggiori del tessile-moda derivano dalla causa scatenante della crisi economica globale, ovvero il credit crunch. Molte piccole aziende si trovano in grande difficoltà per via della stretta creditizia ed ecco perché, secondo Tronconi, la priorità principale da affrontare è il consolidamento dei debiti a breve delle imprese con le banche, con lo Stato che dovrebbe farsi garante dei prestiti, così come avvenuto in Germania. Sempre sul lato finanziario, Sistema Moda Italia (d’accordo con la Cgil) propone l’istituzione di un fondo di garanzia specifico che aiuti le imprese nell’accesso al credito, utilizzando in via temporanea il Tfr dei dipendenti confluito nel fondo di tesoreria Inps.

Un settore al bivio
Le altre proposte riguardano lo stimolo ai consumi (come la deducibilità degli acquisti per capi d’abbigliamento fino ai 14 anni), il sostegno all’occupazione (in particolar modo tramite la decontribuzione per le aziende che occupano più del 40% di manodopera femminile) e la riduzione dei costi di produzione. Per quest’ultimo aspetto, in particolare, Tronconi ha ricordato come «A monte del mondo delle sfilate c’è un mondo produttivo che consuma molta energia e la paga il 30% in più rispetto ai concorrenti europei». Per questo Smi ha chiesto al Governo la riduzione delle accise sull’energia al pari di quanto concesso ai settori della ceramica e della siderurgia. La paura di molti esponenti del tessile-moda è che però l’aiuto del governo arrivi troppo tardi e che quindi, come afferma Sergio Spiller, segretario generale della Federazione energia moda chimici e affini (Femca-Cisl) «si corra il rischio di smontare, senza possibilità di ricostruirla in futuro, la filiera produttiva del settore moda. L’altro pericolo è quello di perdere, con l’espulsione dei lavoratori, il patrimonio di professionalità senza il quale non si mantiene la leadership dei prodotti di qualità».

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