La Pubblica amministrazione salda dopo 180 giorni, le imprese dopo 79. Un abisso rispetto a un media europea di, rispettivamente, 65 e 40 giorni. I risultati dello European Payment Index 2011.
Intenzionata a sensibilizzare le aziende di tutte le dimensioni all’adozione di tecnologie per il credit management ed evitare, così, inutili perdite di profitto causate da un’insufficiente gestione del credito, quella portata in evidenza da Intrum Justitia è un’analisi delle abitudini di pagamento in Europa davvero poco incoraggiante.
Stando ai dati dell’European Index 2011 condotto in 25 Paesi europei nei primi tre mesi di quest’anno, due evidenze saltano agli occhi.
La prima è che, in Europa, la perdita sui crediti ha raggiunto i 132 miliardi di euro, la seconda è che i crediti vantati dalle aziende del Vecchio continente nei confronti della Pa sono stimati sopra i 180 miliardi.
Condotta presso realtà aziendali di tutte le dimensioni, capitanate, nel 35% dei casi, da imprese sotto i 19 dipendenti, attive in tutti i principali settori merceologici e rappresentativa sia di clienti B2c, che B2b e della Pubblica amministrazione, anche per questo 2011, l’analisi riporta, ovunque, indicatori di rischio mediamente in crescita di un punto percentuale.
Come se non bastasse, in Europa, il tempo per i pagamenti peggiora in tutti i mercati, con il settore Pubblico fanalino di coda con 65 giorni di media.
In tutto questo, l’Italia di cui racconta Olivier Capon, amministratore delegato Intrum Justitia, torna a confermare posizioni poco edificanti. Insieme a Grecia, Portogallo, Repubblica Ceca e Ungheria, restiamo infatti nel quadrante più esposto.
«Rispetto alla media europea pari a 52 giorni, i ritardi dei pagamenti nel nostro Paese – spiega Capon – sono 121, con un tempo medio in aumento di ulteriori 4 giorni rispetto all’ultimo rilevamento». Nemmeno la Grecia, con i sui 113 giorni, in crescita del 6%, riporta ritardi come quello registrato in Italia «dove, per assurdo, si concede addirittura maggiore flessibilità ai clienti insolventi».
Il che porta il Bel Paese a totalizzare due primati negativi: «Da noi – puntualizza Capon – i privati arrivano a pagare con una media di 79 giorni di ritardo che, quando si tratta di riscuotere dalla Pa, superano i 180 giorni». Davvero un abisso, se paragonato alla media europea dove, per i clienti in questione, i tempi si riducono rispettivamente a 40 e ai già citati 65.
E a poco giova ricordare che in Finlandia il privato paga a 17 giorni e il Pubblico a 24 giorni, esattamente come avviene anche in Estonia. «Perché anche se, da un anno con l’altro, i Paesi virtuosi sono sempre gli stessi, la perdita sui crediti resta una sfida comune per tutta l’Europa». Una sfida che, una volta tanto, vede l’Italia non annaspare in fondo alla lista.
Perché nonostante i circa 40 miliardi di euro di perdite registrate sui crediti dal nostro Paese non siano bruscolini, con il suo 2,6% l’Italia si posiziona sotto la media europea, ferma al 2,7%, e in un quadro positivo a metà strada tra l’1,8% della Svizzera e il ben più grave 4,9% riportato dalla Grecia. Tuttavia, in termini di risk index, Francia e Germania sono i Paesi da seguire.
«A pagare – spiega Capon – sono state soprattutto le politiche adottate dai rispettivi Governi sia sul lato del credito, sia per la crescita del Pil che, in Italia, continua a essere pesantemente gravato dal debito Pubblico». Peccato che da noi il 56% delle aziende interpellate da Intrum Justitia attendono 128 giorni prima di affidare una pratica di recupero a chi lo fa di mestiere.
«Questo – conclude l’interlocutore di Intrum – porta al deterioramento della qualità del credito, visto che attendere due mesi per sollecitare un credito significa perdere il 20% delle possibilità d’incasso, che salgono a quota 50% se i mesi crescono a 6». E per recuperarli occorre realizzare fatturazioni extra, non proprio facili da ottenere di questi tempi.