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In visita all’IBM Research Europe di Zurigo: intelligenza artificiale e quantum computing i driver del futuro

Abbiamo visitato l’IBM Research Europe di Zurigo, il luogo dove nascono e vengono plasmate le più avanzate tecnologie della società americana. Le due più importanti? intelligenza artificiale e quantum computing.

Alessandro Curioni IBM
Alessandro Curioni

Ad accoglierci è stato Alessandro Curioni, IBM Fellow, Vice President Europe and Africa and Director IBM Research Zurich. “Siamo qui da 70 anni: la maggior parte delle aziende che oggi sono leder del settore ICT neppure esistevano. La ricerca corporate di IBM è per noi da sempre il fiore all’occhiello. Ci ha permesso, anche nei momenti di maggiore difficoltà, di riemergere più forti di prima.”

Il ricercatore italiano ha sottolineato con forza l’importanza della ricerca. Per quanto un’idea iniziale possa essere brillante o disruptive, senza continua innovazione si finisce inevitabilmente per soccombere.

“Per me lavorare in un ambiente fortemente finalizzato alla ricerca è estremamente stimolante. Ancor di più pensando che, a differenza della ricerca accademica pura, i risultati del nostro lavoro vedono applicazione pratica per le organizzazioni di tutto il mondo.”

Una ricerca, continua Curioni, che vive anche del complesso bilanciamento fra le esigenze contingenti e un orizzonte di ampio respiro. In altri termini, creare il presente e progettare il futuro.

IBM vanta, a buon titolo, di aver avuto nel proprio organico ben 4 premi Nobel. “Ognuno di loro ha ottenuto il prestigioso riconoscimento proprio per lavori fatti durante la loro permanenza ai laboratori IBM: è la dimostrazione reale di quanto siamo autorevoli a livello mondiale”, ricorda Curioni.

“Oggi il focus è anche e soprattutto sull’AI. Molte società si sono focalizzate sulla parte generativa; noi riteniamo che i foundation model abbiano bisogno di self-supervised learning. Il ritorno degli investimenti con questi modelli è estremamente più rapido rispetto al passato, ed è la ragione per cui in IBM siamo più che convinti del successo formidabile dell’intelligenza artificiale in ambito business. Con i foundation model, possiamo offrire sistemi di self-supervised learning che sono 6 volte più veloci e 5 volte meno costosi rispetto a tradizionali sistemi di machine learning, basati su lunghissime e antieconomiche operazioni di annotation”.

ibm artificial intellgence
I casi d’uso per l’utilizzo dell’AI sono innumerevoli

IBM, AI e casi d’uso: la fantasia al potere

“I limiti di quello che possiamo fare con l’AI risiedono forse più nella nostra creatività che non nella tecnologia stessa. Abbiamo la possibilità di fare la differenza in innumerevoli campi: dalla chimica all’analisi di testi, allo sviluppo di software allo sviluppo di nuovi farmaci. Siamo entusiasti ed eccitati di essere leader di questa tecnologia, consapevoli di poter fare la differenza per tutto il mondo. Del resto, sono più di 70 anni che lavoriamo ogni giorno per questi risultati”, dichiara orgoglioso Curioni.

L’impatto dell’intelligenza artificiale alla prova dei dati

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Il chip analogico-digitale per l’inferenza dell’AI di IBM

Oggi è possibile, secondo Curioni, realizzare modelli di intelligenza artificiale enormemente più efficaci e scalabili. Quasi qualunque processo è ottimizzabile con l’intelligenza artificiale. Quali sono i rischi? Essi sono legati ai risultati ottenuti dagli algoritmi per la qualità dei dati su cui vengono addestrati gli algoritmi. Ad esempio, quanto è ampio il bias dei dati su cui voglio far lavorare l’AI? Oppure ancora, una società è GDPR-compliant nell’utilizzo dei dati? Domande non banali, cui necessariamente le organizzazioni dovranno far fronte.” Sul fronte dei tanto paventati impatti negativi sui livelli occupazionali, Alessandro Curioni è netto e decisamente convinto. “Non vedo alcun reale rischio da questo punto di vista. Le opportunità che si creano già ora, e che ancor di più vedranno la luce nei prossimi anni, supereranno di gran lunga i lavori scomparsi in seguito all’adozione dell’AI”

Abbiamo chiesto a Curioni i rischi di un dataset inadeguato, e la risposta è chiara: “Chi ha avuto cura e assegnato ai propri dati il giusto valore, sarà avvantaggiato nell’adozione dell’AI. Allenare un algoritmo su dati di qualità elevata produce risultati migliori e in tempi più rapidi. Nelle AI, il livello di bias è il vero fattore differenziante”.

IBM quantum computing

IBM e il quantum computing: alle soglie di una nuova era tecnologica

Stiamo già oggi assistendo all’uscita dei computer quantistici dai laboratori di ricerca. Lo sviluppo, tuttavia, è ancora agli inizi e le prospettive sono a dir poco straordinarie. Riteniamo che nel giro di pochi anni saremo in grado di offrire al mercato strumenti di potenza oggi neppure immaginabile. Il nostro orizzonte più ambizioso, la nostra sfida più stimolante? Mettere allo stesso tavolo intelligenza artificiale e quantum computing. Stiamo valutando i vantaggi del calcolo quantistico nel migliorare l’AI, che può significare non solo calcoli più veloci ma anche algoritmi più previsi, limitando i livelli di bias”.
Una sinergia davvero affascinante, quella delineata da Curioni.

I qubit, prosegue il ricercatore italiano, stanno aumentando a ritmi vertiginosi. Anche senza error correction, il potenziale in arrivo è a dir poco stimolante: “Possiamo simulare la natura, che è più simile al calcolo quantistico che a quello binario. Fisica, chimica, scienza naturali: tutte sono nel raggio d’azione dei quantum computer in teoria. Il quantum computing permetterà di imparare meglio e lavorare meglio su un set di dati molto inferiore rispetto ai tradizionali computer binari. Ad esempio, la simulazione della cattura del carbonio con 52-65 orbitali molecolari sarebbe del tutto impossibile con il calcolo binario, mentre un quantum computer attuale riesce a svolgere il compito in meno di 4 giorni. Una differenza incredibile!” 

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Alessandro Curioni e il progresso del quantum computing

La sicurezza e il quantum risk

“In IBM abbiamo investito grandi risorse negli algoritmi di crittografia Quantum-Safe: sappiamo bene che i quantum computer renderanno di fatto inutili i tradizionali algoritmi di crittografia, e ci siamo mossi con adeguato anticipo per offrire soluzioni quantum-safe a tutte le organizzazioni a livello globale”, rassicura il manager italiano.

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