Anche l’Italia ha il suo piano per l’Industry 4.0. Presentato dal ministro per lo Sviluppo economico Carlo Calenda, il piano prevede investimenti innovativi per dieci miliardi di euro per il periodo 2017-2020, che dovrebbero portare all’incremento degli investimenti privati per 80-90 miliardi nel 2017. Altri 11,3 miliardi (nel triennio 2017-20) dovrebbero arrivare dalla spesa privata in ricerca, sviluppo e innovazione con un maggiore focus sulle tecnologie I4.0, mentre sono previsti altri 2,6 miliardi di investimenti privati early stage sempre nello stesso periodo. Per quanto riguarda le competenze saranno coinvolti duecentomila studenti universitari e tremila manager specializzati sui temi della digitalizzazione, insieme alla totalità degli iscritti agli istituti tecnici, con la previsione di varare 1.400 dottorati di ricerca oltre ai competence center nazionali.
Fine del digital divide
Tutto questo sarà accompagnato al completamento dell’infrastruttura a banda ultra larga da 30 Mbps per le aziende entro il 2020, mentre entro lo stesso anno il 50% delle aziende avrà a disposizione i 100 Mbps. Altri strumenti pubblici di supporto comprendono 900 milioni per riforma e rifinanziamento del Fondo centrale di garanzia per il 2017, un miliardo per contratti di sviluppo focalizzati sugli investimenti per l’I4.0, e cento milioni per l’investimento su “catene digitali di vendita”.
Come emerso dalle indiscrezioni circolate ne giorni scorsi, è previsto l’incremento dell’aliquota dal 140 al 250%, per l’iperammortamento destinato a investimenti nella digitalizzazione e una proroga del superammortamento con aliquota al 140% ad eccezione di veicoli ed altri mezzi di trasporto che prevedono una maggiorazione ridotta al 120%.
Le misure per le startup
Altri provvedimenti riguardano l’incremento del credito d’imposta e una serie di misure a favore della finanza a supporto dell’industria, venture capital e startup come le detrazioni fiscali fino al 30% per investimenti fino a un milione in startup e Pmi innovative, l’assorbimento da parte di società “sponsor” delle perdite di startup per i primi quattro anni o le agevolazioni fiscali mediante detassazione capital gain su investimenti a medio/lungo termine.
Del piano fa parte anche l’istituzione di Digital innovation hub in alcune sedi confindustriali che avranno il compito di essere un ponte fra imprese, ricerca e finanza sensibilizzando le aziende sulle opportunità dell’industry 4.0. Pochi e selezionati Competence center, invece, vedranno il coinvolgimento di poli universitari di eccellenza (i Politecnici di Bari, Milano e Torino, la Scuola superiore di Sant’Anna di Pisa e la Crui, la conferenza dei rettori delle università italiane) e di grandi player privati.
La cabina di regia
Il loro compito sarà fare formazione e creare awareness su I4.0, realizzare live demo su nuove tecnologie e garantire l’accesso a best practice in ambito I4.0, interpretare il ruolo di advisor tecnologici per le Pmi, contribuire al lancio e accelerazione di progetti innovativi e di sviluppo tecnologico, supportare la sperimentazione e produzione”in vivo” di nuove tecnologie I4.0 e coordinanrsi con analoghe strutture europee.
In tutto questo programma le linee chiave del governo prevedono di operare in una logica di neutralità tecnologica, intervenire con azioni orizzontali e non verticali o settoriali, operare su fattori abilitanti, orientare strumenti esistenti per favorire il salto tecnologico e la produttività e coordinare i principali stakeholder senza ricoprire un ruolo dirigista.Tutto questo programma sarà orchestrato da una cabina di regia forse troppo complessa che prevede la partecipazione di sei ministeri oltre alla presidenza del consiglio, università, centri di ricerca, Cassa depositi e prestiti e le parti sociali con imprenditori e sindacati dai quali sono arrivati i primi commenti positivi.