Infopoverty: l’Italia contro il digital divide

Alla quinta edizione dell’Infopoverty World Conference Milano ha fatto da perno fondamentale, con la tenuta della sessione plenaria presso il Politecnico e l’Università Cattolica.

Milano e New York sono le sedi che hanno ospitato a metà maggio la quinta edizione dell’Infopoverty World Conference.


Il programma nato in ambito Onu che coinvolge oltre cento istituzioni nazionali e internazionali e che punta a fare in modo che le tecnologie dell’informazione siano uno strumento per ridurre il divario fra nord e sud del mondo, ha fatto di Milano il perno fondamentale, con la tenuta della sessione plenaria presso il Politecnico e l’Università Cattolica.


In videoconferenza ci sono stati collegamenti con il Palazzo di Vetro dell’Onu a New York, mentre sessioni parallele sono state tenute con la comunità Navajo di Window Rock in Arizona, con l’Università della Tecnologia di Baghdad e il villaggio di Borj Touil in Tunisia. Coordinato dall’Occam (l’Osservatorio sullo sviluppo delle nuove tecnologie dell’Unesco) Infopoverty cerca di attivare progetti che utilizzino le nuove tecnologie e vadano a favore delle comunità svantaggiate nel mondo.


Un esempio è costituito dai villaggi realizzati in Honduras dopo i disastri provocati dall’uragano Mitch, che utilizzano l’energia solare e la connettività satellitare, o Borj Touil in Tunisia, che avrà un centro di accesso comunitario per l’utilizzo di Internet, un’unità di educazione per istruire giovani e adulti nell‚utilizzo degli strumenti tecnologici e un centro di telemedicina.

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