Innovazione: il barometro indica sereno variabile

La ricerca Ge sull’innovazione in 26 Paesi mostra lo scetticismo dei dirigenti italiani, soprattutto verso lo Stato. E forse anche qualche presunzione in casa per Big Data ed Internet industriale.

L’incidenza delle Pmi sull’innovazione in Italia, le aspettative su big data ed internet industriale e l’efficacia delle politiche di sostegno sono i temi del Ge Innovation Barometer, una ricerca mondiale condotta su 26 Paesi e con un focus specifico sull’Italia.


L’Italia appare adeguata

Un primo importante dato evidenzia come l’Italia, in fatto di innovazione, si valuti più severamente di quanto non venga percepito all’estero: l’Italia ha sviluppato quest’anno un contesto orientato favorevole all’innovazione per il 27% dei dirigenti italiani e il 41% di quelli stranieri.
Con una percentuale elevatissima (90%) e superiore alla media globale (82%), i dirigenti italiani ritengono che l’innovazione stia assumendo una portata sempre più globale e che la fusione e l’integrazione di talenti, idee, conoscenze e risorse in tutto il mondo rappresenti l’unica strada per un’innovazione di successo.


Le Pmi parlano di sé

Quasi due terzi dei dirigenti italiani (60%) ritengono che siano le realtà più piccole quali le Pmi e le nuove aziende a trainare l’innovazione in Italia. E’ ovvio che questo dato sia fortemente superiore alla media globale, che è del 41%: il gap è quindi del 19%. A grande distanza troviamo le multinazionali (15%).
D’altro canto, il 92% dei dirigenti in Italia sottolinea un supporto insufficiente alle Pmi. Anche questo dato è decisamente superiore rispetto alla media globale del 61%.


Governo disastroso

Appena il 9% dei dirigenti italiani ritiene che il Governo stia supportando in modo efficiente i processi di innovazione. Una percentuale straordinariamente inferiore alla media mondiale, pari al 40%, sotto la quale si posizionano anche i maggiori Paesi industrializzati: Germania (34%), Giappone (23%), Usa (26%).
E’ sempre il 9% a ritenere che le autorità pubbliche e il Governo stanzino una quota adeguata del proprio budget a supporto alle aziende innovative.


Big Data e Industrial Internet

E’ forse questo il punto meno più controverso dell’indagine. I dirigenti italiani sono più fiduciosi della media globale sulle potenzialità derivanti dall’uso dei Big Data (61% contro il 53% della media globale).
Gli italiani si ritengono anche più informati sulle potenzialità dell’Internet industriale: il 57% ritiene che l’Internet industriale avrà un impatto positivo sul mercato del lavoro (49%). Solo il 37% dei dirigenti in Italia afferma di non averne mai sentito parlare, dato inferiore rispetto a una media globale del 44%. Sono valori assoluti che dovrebbero metterci ai primi posti mondiali nella digitalizzazione della produzione, ma non risulta che sia così.
Il 30% dei manager italiani ritiene che la propria impresa sia preparata a cogliere le potenzialità dei Big Data, una percentuale superiore alla media mondiale del 25%. Però il 25% di loro afferma di non aver aumentato, nell’ultimo anno, la capacità di analisi di una complessa mole di dati (29%). Insomma, si sentono preparati ma non investono, mentre nel resto del mondo non si sentono preparati ed investono.


Organizzazione o creatività?

La necessità delle aziende di incoraggiare comportamenti creativi e processi rivoluzionari all’interno dell’azienda è in linea con la media globale (66% contro 64%). Anche gli altri punti affrontati ci vedono in sostanziale equilibrio con gli altri Paesi interrogati.
Alcune differenze riguardano la struttura organizzativa. Qui il 74% ritiene sia meglio posizionare team e attività innovativi all’interno delle linee di business e dei team strutturati esistenti (la media globale è del 68%) mentre il 26% preferirebbe vederli in centri specializzati nell’innovazione/ricerca (media globale del 32%).
Infine, il 42% dei dirigenti italiani ritiene sia meglio arrivare al mercato il prima possibile (50%).
Il Ge Global Innovation Barometer è stato svolto da Edelman Berland tra il 2 aprile e il 30 maggio 2014. L’indagine è basata su 3.209 interviste telefoniche da 35-40 minuti a figure aziendali direttamente coinvolte nella strategia o nel processo di innovazione (31% C-Level).

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