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Intelligenza artificiale e business: solo il 30% dei leader globali si affida a KPI e ROI

La recente ricerca “Augmented Organization” di BearingPoint ha evidenziato come solo tre dirigenti globali su dieci investano in intelligenza artificiale sulla base di metriche misurabili.

Nonostante il 60% degli intervistati consideri l’intelligenza artificiale (IA) essenziale, il 44% dei C-level di grandi imprese a livello globale non ha ancora implementato una chiara governance e processi decisionali per guidare le iniziative di IA. Inoltre, il 31% dei dirigenti europei ritiene che la strategia migliore sia adottare un approccio “wait and see”. In Italia, il numero dei C-level che considera fondamentale un assessment quantitativo è sopra la media (53%), ma esiste anche un alto timore per la carenza di personale qualificato.

intelligenza artificiale bearingpointLo studio di BearingPoint, basato su insight raccolti da 700 dirigenti C-level di imprese di grandi dimensioni attive in Europa, Stati Uniti e Asia, sottolinea la necessità di adottare l’IA non solo come strumento tecnologico, ma come imperativo strategico. Evidenzia l’urgenza per le aziende di trasformarsi in “organizzazioni aumentate” per mantenere la competitività in un mercato in rapida evoluzione.

Anche se l’entusiasmo della C-suite verso l’adozione dell’IA è un prerequisito fondamentale per il successo, il 44% dei rispondenti a livello globale non ha ancora stabilito una chiara governance e processi decisionali. Meno di un terzo afferma di aver sviluppato linee guida comprensive e trasparenti per guidare le iniziative di IA. Solo il 34% delle organizzazioni basa sistematicamente le proprie decisioni di investimento su metriche misurabili. I criteri più comuni utilizzati per dare priorità alle diverse iniziative di IA includono l’aumento di produttività ed efficienza e, soprattutto tra gli early-adopter, il miglioramento della customer experience e l’aspettativa di un aumento delle vendite.

L’approccio europeo secondo BearingPoint

In Europa, la ricerca osserva che il 31% dei dirigenti adotta un approccio attendista, dimostrando un significativo livello di cautela nell’adozione delle nuove tecnologie. Claudio Brusatori, Partner & Practice Leader di BearingPoint Italia, commenta: “Questo scetticismo potrebbe rallentare l’innovazione e impedire alle aziende di sfruttare appieno le potenzialità dell’IA. In un contesto competitivo globale e di fronte ad aspettative sempre più alte da parte di clienti e pubblico, le aziende attendiste corrono il rischio di perdere rapidamente competitività nei confronti di rivali più coraggiosi che sfruttano l’intelligenza artificiale per migliorare le capacità e l’efficienza operativa, per reinventare l’esperienza dei clienti e dei dipendenti e, in ultima analisi, sconvolgono la propria catena del valore per rimanere rilevanti sul mercato.”

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L’Italia e la fiducia nell’IA

Secondo BearingPoint, l’Italia non è assolutamente il fanalino di coda. Anzi, lo studio mostra come nel nostro Paese l’IA sia identificata come priorità strategica anche ai livelli più alti dell’organizzazione, con organi decisionali e operativi dedicati che riportano regolarmente al direttivo. Inoltre, l’Italia si distingue per l’uso di assessment quantitativi nelle decisioni sulle iniziative di IA, posizionandosi al secondo posto dopo l’Asia: il 53% dei rispondenti si basa su un impatto di business misurabile e sul ROI atteso, fondamentali per costruire la fiducia verso questa tecnologia. Tuttavia, il gap di talenti rimane una preoccupazione significativa, con il 58% degli italiani che esprime timore per la carenza di personale qualificato, soprattutto nelle aree della pianificazione e sviluppo di strategie di Gen IA, nella gestione e governance dei dati, e nel settore della compliance e dell’etica. È fondamentale, quindi, che le organizzazioni investano in tecnologia e formazione per colmare il gap di competenze e costruire fiducia nell’IA: lo pensa l’84% dei partecipanti italiani allo studio.

Un obiettivo strategico

Claudio Brusatori,Partner & Practice Leader di BearingPoint Italia
Claudio Brusatori,Partner & Practice Leader di BearingPoint Italia

Claudio Brusatori spiega: “Come sottolinea il nostro studio, una governance efficace dell’IA, l’ottimizzazione strategica degli investimenti, l’empowerment della forza lavoro e la costruzione di fiducia nell’IA sono i quattro pilastri fondamentali per diventare un’organizzazione aumentata e mantenere la competitività in un mercato globale in rapido cambiamento. In BearingPoint supportiamo quotidianamente i nostri clienti nel loro processo di trasformazione e adozione dell’IA tramite un approccio olistico, definendo col top management la strategia più opportuna – che sia sempre focalizzata su obiettivi di business concreti e misurabili -, identificando con le linee di business gli use-case più adatti e vincenti, delineando con le risorse umane i profili dei talenti necessari a supportare il cambiamento, e disegnando con i team IT un futuro tecnologico che abiliti all’uso pervasivo dell’IA nei processi aziendali”.

Piergiorgio Stano, Data, Analytics & AI Lead di BearingPoint Italia
Piergiorgio Stano, Data, Analytics & AI Lead di BearingPoint Italia

Piergiorgio Stano, Data, Analytics & AI Lead di BearingPoint Italia, aggiunge: “In BearingPoint abbiamo sviluppato uno strumento basato sull’intelligenza artificiale – GenXplore – in grado di restituire un’analisi completa dell’impatto dell’IA in tutti i settori aziendali. Utilizzando le descrizioni delle mansioni del cliente come input, GenXplore offre valutazioni quantitative per il confronto e la definizione delle priorità in pochi giorni, facilitando la pianificazione strategica e l’adozione efficace dell’IA. Si tratta di un approccio innovativo, che sta consentendo ai nostri clienti di identificare rapidamente le aree in cui ottenere i maggiori benefici dall’utilizzo della Gen IA, avviare use-case ad alto valore aggiunto e un ROI quantificabile ex-ante.”

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