“La più grande battaglia del mondo tecnologico”. Così qualche settimana fa Time ha definito i movimenti dei big del mondo high tech attorno all’intelligenza artificiale. “Potreste non essere a conoscenza dei dettagli, ma dovreste sapere che il vincitore avrà un grande impatto sul vostro futuro” prosegue il magazine che racconta come il primo passo sia arrivato da Apple con l’introduzione di Siri, l’assistente vocale. (Qui un articolo in cui parlammo di Siri quando era appena al debutto)
Gli utenti della Mela possono utilizzarlo per ottenere informazioni attraverso la voce grazie a una tecnologia basata su algoritmi di intelligenza artificiale, interfacce in linguaggio naturale (Nli) e una forma di apprendimento della macchina. Più lo si utilizza più Siri diventa intelligente e impara di più su di noi e le nostre richieste.
I prodotti dei colossi
La risposta di Mountain View è arrivata con Google Now, mentre Microsoft ha proposto Cortana e Amazon ha presentato un dispositivo chiamato Echo, connesso ad Alexa, dotato di Ai al quale è possibile porre domande, utilizzarlo per controllare gli elettrodomestici, acquistare i prodotti su Amazon e riprodurre musica.
Si tratta di soluzioni migliori rispetto agli assistenti vocali Ai-based che utilizzano machine learning, nuove tecniche di intelligenza artificiale e processori più veloci. In molti casi, gli ultimi assistenti vocali possono comprendere il giusto contesto di una domanda. La grande svolta infatti non sta nelle loro capacità di riconoscimento vocale, ma nella possibilità di comprendere le cose nel contesto e rispondere in modo colloquiale.
La posta in gioco è altissima. La società che fornirà il miglior assistente vocale Ai che funziona nel modo più intelligente, colloquiale e contestuale potrà utilizzarlo per catturare più clienti per i propri prodotti e servizi (Echo di Amazon ne è un esempio). Il panorama dell’intelligenza artificiale non si ferma ai quattro giganti ai quali bisogna aggiungere ovviamente Facebook che ha annunciato l’arrivo dei Messenger bot, programmi che interagiscono con gli utenti di un servizio online come una chat. Ci sono un altro paio di aziende che vale la pena tenere d’occhio perché la loro tecnologia potrebbe essere utilizzata da qualsiasi software di terze parti, offrendo agli sviluppatori la possibilità di utilizzare la voce come una parte fondamentale della loro interfaccia utente.
Gli outsider
La prima è Viv. Il suo prodotto di Ai è stato sviluppato da Dag Kittlaus e Adam Cheyer ai quali si deve la paternità di Siri. Presentato al TechCrunch Disrupt di New York, Viv ha dimostrato di essere in grado di effettuare ricerche complesse, sfrutta meglio degli altri i servizi di terze parti e impara in breve tempo con un processo di apprendimento continuo. Viv esegue anche dieci operazioni contemporaneamente, filtra le singole opzioni per ogni richiesta collegando diverse fonti di dati e ordina quattro pizze proponendo ingredienti opzionali e inserendo automaticamente l’indirizzo del destinatario. In occasione della presentazione ha effettuato bonifici, inviato un mazzo di fiori e prenotato un viaggio su Uber per sei persone poi disdetto in diretta. Per ora è ancora privo di voce, ma la sua forza sta nel non essere collegato a nessun sistema operativo in particolare.
Artificial Solutions è l’altra società che ha base in Gran Bretagna e fornisce soluzioni di intelligenza artificiale basate sulla voce a imprese come AT&T, Shell Oil, Ikea, Credit Suisse e altre importanti aziende. La sua soluzione vocale Ai si chiama Teneo e che si ricorda i fatti e conosce le preferenze degli utenti, pone domande come una parte naturale di una conversazione e può chiedere all’utente altre informazioni necessarie per portare a termine un compito.
Come Viv, che può essere integrato in sistemi di terze parti e ricorda le conversazioni passate anche se l’utente cambia dispositivo. Una delle sue caratteristiche più impressionanti consiste nel predire le esigenze di un utente sulla base di informazioni contestuali.