Quella scattata da Mate e Forrester Research è la fotografia di un sistema Paese in pieno sviluppo. Il crescente numero di portali Internet e il consistente aumento del traffico prodotto dai navigatori italiani, preannunciano un 2002 pregno di risultati significativi.
Partita in ritardo rispetto ai Paesi del Nord Europa e dell’America, l’Italia ha dimostrato di saper lavorare per la conquista del mercato dell’It. Questo, in estrema sintesi, quanto emerso durante la seconda edizione dell’Internet Economy, l’evento organizzato da Forrester Research in collaborazione con Mate, che rappresenta la società di ricerca americana qui da noi, in Italia.
Il quadro evidenziato durante il convegno ha riportato una situazione incoraggiante.
Se a livello nazionale la bolla speculativa e l’euforia del mercato legata all’era digitale sembra essersi del tutto sgonfiata, i pronostici legati al business prodotto attraverso il Web nel nostro Paese volgono, senz’altro, all’insegna dell’ottimismo. Questo, nonostante il mercato italiano non abbia ancora raggiunto la piena maturità a proposito di parco installato pc e di acquisti realizzati tramite Internet.
“A livello internazionale – ha affermato Daniele Gerundino, amministratore delegato di Mate – quella che si sta aprendo è una fase che potremmo definire “Dynamic Trade” destinata a impattare profondamente su struttura dei costi, produttività e time to market delle aziende che operano nell’era Internet. Dal prodotto si passerà, sempre più spesso, al servizio, mentre la domanda che guida la produzione diventerà la regola. In questo modo si otterrà un avvicinamento ottimale del prezzo rispetto alle condizioni del mercato”.
Conditio sine qua non perché tutto ciò possa realizzarsi – specie nel nostro Paese – saranno sia lo sviluppo delle infrastrutture, sia il massiccio ingresso di capitali nel settore, e una sensibile crescita degli investimenti da parte delle aziende. “Ma anche – ha sottolineato Gerundino – l’esplosione della connettività e dell’uso di Internet unitamente all’offerta dei servizi legati alla Rete”.
B2B ancora sperimentale per l’Internet italiana
A questo proposito, stando ai dati Forrester, l’Italia non dovrebbe avere problemi. Entro la fine di quest’anno, infatti, il traffico via modem dovrebbe superare definitivamente quello prodotto attraverso la fonia tradizionale. Non a caso, già oggi, tre dei maggiori provider che operano nel nostro Paese dichiarano di poter contare su oltre 6 milioni di abbonati Internet.
Questo significa che ci sono almeno 4 milioni di famiglie italiane collegate alla Rete che navigano una media di 7 ore settimanali.
Da settembre 2000 allo scorso mese di marzo, inoltre, le società quotate al Nuovo Mercato sono passate da 27 a 42, e gli investimenti in aziende high tech hanno superaro i 1.000 miliardi di lire. In linea con le previsioni di mercato, durante lo scorso anno, anche la pubblicità online è cresciuta superando gli oltre 180 miliardi di lire. Ma anche il B2B si muove.
La società di ricerca americana ha evidenziato come i siti Internet di tipo business to business stiano proliferando nel mercato di casa nostra, anche se per ora si tratta di un fenomeno in fase di sperimentazione.
Informazione, entertainment e servizi finanziari sono comunque, per ora, le forze trainanti della realtà nostrana. “Da noi quello che si registra – ha concluso Gerundino – è il netto incedere di portali di tipo verticale e di marketplace espressione di realtà istituzionali e associative. Al momento, quelli censiti dall’Osservatorio per il Commercio Elettronico in Italia a cura di Mate sono circa una sessantina. La speranza è che, visto il peso esercitato sul nostro tessuto economico, le Pmi italiane possano realizzare uno straordinario effetto “pull” per la diffusione e il consolidamento dell’Internet Economy anche da noi”.