Da una parte, una tecnologia wireless nata per connettere persone e cresciuta anche nel mondo industriale oltre ogni previsione. Dall’altra, una pensata invece per aprire a nuove opportunità e tuttora in una condizione di utilizzo solo parziale. Per quanto concettualmente molto simili, Wi-Fi e 5G si trovano oggi in situazioni praticamente opposte. Tra loro, Verizon intende intervenire con tutta la propria esperienza.
Sfruttata al limite la prima, con una serie di effetti collaterali da non sottovalutare, ancora in cerca di un’identità in grado di giustificare gli importanti investimenti nell’infrastruttura la seconda. Qualcosa però inizia a muoversi. «Negli ultimi si registra in effetti un’accelerazione, per effetto di due elementi importanti – afferma Massimo Peselli, CRO, global enterprise & public sector di Verizon Business-. In ogni settore si è ormai capito come l’innovazione passi per reti di comunicazione veloci, consistenti e sicure. Inoltre, è sempre più evidente come l’efficienza del Wi-Fi non sia più sufficiente a soddisfare le esigenze attuali e soprattutto presenti evidenti limiti in tema di sviluppo».
Una visione per certi versi disallineata, in grado di mettere in discussione investimenti e strategie pluriennali. A sostengo della tesi però, ci sono dei fatti, e neppure da poco. A partire da uno molto rappresentativo, come il progetto realizzato per il porto di Southampton. Si tratta di uno dei principali porti commerciali della Gran Bretagna. Da qui transitano tra l’altro buona parte delle autovetture importate nel Regno Unito, circa seicentomila all’anno.
Là dove il Wi-Fi non può arrivare
A una superficie prevedibilmente enorme e un movimento di merci altrettanto impegnativo, la relativa copertura di rete deve offrire adeguate garanzie. L’iniziale utilizzo del Wi-Fi, nel tempo si è rivelato inadeguato. «La rete, cresciuta oltre ogni previsione a più di trecento access point, ha iniziato a manifestare problemi di copertura, inefficienze e manutenzione costosa – racconta Peselli -. Siamo intervenuti con una nuova infrastruttura 5G privata, installando una decina scarsa di antenne».
Oltre all’evidente guadagno in termini di installazione e manutenzione, per il porto di Southampton c’è la consapevolezza di poter sviluppare ulteriormente i servizi. Per esempio, dopo la Brexit, sulle autovetture viene installato un software locale e l’operazione è eseguita proprio nel porto di ingresso. Un ulteriore carico di lavoro assorbito senza problemi, con rassicuranti margini di crescita.
Ne emerge prima di tutto un’importante prospettiva per il 5G e per Verizon. Una soluzione in grado di proporre alle aziende un pass avanti significativo in termini di efficienza e controllo dei costi, aprendo anche a nuove opportunità. In tutte le situazioni dove ci si trovi a gestire magazzini e aree all’aperto, al crescere della superficie una rete Wi-Fi è sempre meno la soluzione ideale.
Guardare al 5G non come supporto alla telefonia ma come tecnologie di trasmissione dati più in generale, comporta un cambio di prospettiva. Dal quale inoltre, possono nascere nuove opportunità. «Sempre nel porto di Southampton, grazie alla nuova infrastruttura hanno realizzato applicazioni prima impensabili. Prestazioni e versatilità della rete hanno permesso di collegare le telecamere del porto per andare oltre la semplice sorveglianza e passare a un’analisi in tempo reale delle immagini».
Questo ha consentito per esempio di migliorare il tracciamento delle merci e fornire aggiornamenti più precisi ai clienti sullo stato di una consegna, se non addirittura seguirla di persona. Oppure, aumentare il livello di sicurezza, sfruttando anche algoritmi di intelligenza artificiale in grado di riconoscere presenze o movimenti non autorizzati.
Una di quelle situazioni la cui importanza va cercata oltre il rispondere a un’esigenza. Quando il livello della tecnologia è abbastanza sofisticato, si traduce a sua volta in uno stimolo per nuove funzioni in precedenza impossibili da realizzare.
Il risultato di un lungo impegno
Inquadrato il potenziale, non è comunque sufficiente per tradurlo in progetti concreti. Dopo aver lavorato alcuni anni a perfezionare tecnologia e strumenti e individuare i potenziali campi di applicazione, ora per Verizon il momento è arrivato. Procedere da soli però, sarebbe controproducente. Alla soluzione bisogna abbinare partner e soprattutto applicazioni reali.
«Un altro ambiente molto interessante è il manifatturiero. Qualche tempo fa si è rivolta a noi un’azienda per la gestione degli Automatic Guided Vehicle nel sito produttivo. La sicurezza imponeva di sfruttarne solo in parte il potenziale, limitandone la velocità. Prestazioni e affidabilità del 5G hanno invece permesso di accelerare i veicoli, senza aumentare il rischio di collisioni con personale o altri mezzi».
In pratica, un aumento di efficienza pronto a tradursi in minori costi o maggiori ricavi. Esattamente quanto cerca ogni imprenditore. Aspetto altrettanto importante, spesso l’infrastruttura abbinata al 5G non richiede particolari modifiche. Strumenti come telecamere o sensori IoT esistono ormai in gran parte degli impianti. Con reti Wi-Fi il limite è nella capacità di trasmissione, non sempre sufficiente per elaborare immagini in tempo reale, e per questo fino a oggi opportunità neppure presa in considerazione.
In condizioni ideali, il 5G lavora abbinato a un sistema di edge computing, interno o in cloud, e algoritmo di intelligenza artificiale. Una combinazione per la quale è importante mettere insieme competenze diverse. «Lavoriamo spesso con partner, anche quelli già presenti presso un cliente,. Non abbiamo problemi a integrare le nostre soluzioni con una di intelligenza artificiale già presente. Ma all’occorrenza, possiamo anche presentarci insieme ai nostri partner, per garantire la soluzione migliore in ogni situazione».
La differenza tra tecnologia e soluzione
In questo modo per Verizon è possibile andare oltre la semplice offerta di tecnologia e presentarsi come interlocutori in grado di risolvere problemi. Una differenza non da poco, utile per fare la differenza anche dove a prima vista sarebbe molto difficile. «Quando ho firmato il contratto con il porto di Southampton ero curioso di capire come mai non si fossero affidati a un’azienda inglese. La risposta è stata che noi non gli abbiamo proposto solo un pezzo di tecnologia, ma un ecosistema di partner in grado di portare idee».
Un lavoro costante e impegnativo, pronto però a dare frutti importanti. La svolta del 5G è appena agli inizi e probabilmente solo di fronte a casi del genere è possibile intravvedere le reali potenzialità utili a giustificarne gli investimenti. Guardando avanti invece, c’è un enorme potenziale da sfruttare, il mondo della Sanità.
Il livello di complessità raggiunto in un ospedale è ormai una delle principali voci di spesa. All’interno di un struttura sanitaria devono infatti convivere reti distinte per apparati medicali, relativi dati, personale, amministrazione e pubblico. Tra cablato e Wi-Fi, un’infrastruttura articolata come poche e altre e soprattutto difficile da gestire, con ripercussioni anche sull’affidabilità e la manutenzione.
«In situazioni del genere il 5G è una soluzione ideale. Un backbone unico per ogni tipo di comunicazione, pur mantenendole separate e con un maggiore livello di sicurezza. Ogni flusso può viaggiare in modo indipendente pur utilizzando le stese antenne. Ma al tempo stesso, dove serve condividerli è più facile».
Anche per chi è chiamato a gestire l’infrastruttura, un compito più agevole. Perfino sui nodi storici più delicati come privacy e sicurezza, senza più la necessità di dover inseguire dati e utenti per capire meglio chi è collegato a cosa e da che cosa. Al punto da modificare anche la figura dell’interlocutore tipico di Verizon. Se fino a oggi di questi aspetti se ne è occupato in genere il CIO, ora il discorso è allargato a una figura emergente, il Chief Medical Officier, un sanitario incaricato di occuparsi delle tecnologie IT ma dal punto di vista della Sanità.
Uno scenario non molto diverso da quello degli aeroporti, dove trasmissioni critiche tra i vettori si sommano a quelle della logistica interna e di centinaia di migliaia di passeggeri. Strutture spesso cresciute semplicemente aumentando il numero di access point secondo necessità, sempre più difficili da sostenere. «Situazioni dove il Wi-Fi raggiunge i propri limiti, ma prima di tutto perché non è stato concepito per situazioni simili. Inoltre, il 5G significa anche minori costi e minori consumi, perché dove oggi ci sono centinaia di dispositivi, bastano una decina di antenne».
Con i dati considerati protagonisti in tanti aspetti a partire dalle strategie aziendali, i rapporti con in clienti e la Sanità, forse negli ultimi anni ci si è concentrati troppo su come organizzarli, analizzarli e sfruttarli, e un po’ meno su come garantirne il percorso. Il contributo del Wi-Fi fino a oggi è stato, e resta, fondamentale; non sempre però è la soluzione ideale.
«Già cinque anni fa avevamo previsto la situazione e creato gruppi di lavoro sui settori verticali – conclude Massimo Peselli i Verizon -. Abbiamo cercato di capire quali fossero i problemi e come risolverli sfruttando le nostre tecnologie parlando direttamente con le persone. Siamo pronti a parlare con i CIO e i CEO, che oggi lavorano più a stretto contatto».