Nel campo dei videogiochi l’originalità è un’arma a doppio taglio: bisogna saper inventare qualcosa di davvero particolare per convincere, altrimenti è meglio lasciar perdere prima di creare un gioco troppo articolato, strano o complicato. Gli autori di Into Mirror hanno evidentemente deciso di evitare il rischio e hanno puntato su canoni ben noti, facendolo però con una cura che rende il gioco convicente.
Gameplay e ambientazione di Into Mirror sono due classici: si tratta di un platform game ambientato in un mondo cyberpunk in cui la realtà virtuale ha preso il sopravvento su quella fisica e la maggior parte delle persone vive la prima e non la seconda. Ma nel cyberspazio virtuale ci sono minacce impreviste e segreti da scoprire. Chi ha già pensato al ciclo dei romanzi di William Gibson mixato con Metroid è a posto: è lì che il gioco va idealmente a parare.
Quello che rende Into Mirror un gioco piacevole è che è realizzato bene. La grafica è in stile fumetto e si intona con l’ambientazione, i controlli sono adeguati anche se non sempre precisissimi, c’è un livello di difficoltà crescente che lo rende non banale. Inoltre, cosa non di secondaria importanza, ha una certa longevità: un sistema di potenziamenti del personaggio spinge a giocare i livelli anche più di una volta. Pollice giù solo per il fatto che il gioco sia a pagamento ma anche con acquisti in-App.