Poli di competitività e credito d’imposta: Parigi rafforza le sue misure per evitare l’emorragia industriale oltre confine
C’è la Vecchia Europa e ci sono le nuove frontiere della produzione. Mentre in Italia si discute animatamente sul futuro di un colosso nazionale come la Fiat (investimenti a Mirafiori o all’estero?), e mentre gli imprenditori continuano a guardare oltre confine per alleanze commerciali e manodopera a basso costo, la Francia mira sempre allo stesso obiettivo scaccia crisi: il settore ricerca e sviluppo. La produzione può anche emigrare in Asia o in altri Paesi europei, ma i centri nevralgici delle aziende devono rimanere in patria.
I settori chiave per le attività R&S
Convinta che i posti di lavoro si creano (o si mantengono) con l’innovazione, la competitività e nei campi più specializzati dell’economia mondiale come le biotecnologie, le fonti rinnovabili, la comunicazione e l’aeronautica, Parigi sta perfezionando la sua ricetta anche per il 2011. La politica industriale francese punta su tre cardini: innanzi tutto i 71 poli di competitività, creati nel 2005 e finanziati con due miliardi di euro triennali, che ormai contano circa 7mila imprese, di cui 500 straniere, per esempio a Saclay (biotecnologie), Grenoble (nanotecnologie) e Tolosa (aeronautica). Qui le industrie, i ricercatori e le università collaborano nei progetti di ricerca e sviluppo su scala nazionale e internazionale, contando su un altro cardine della strategia transalpina per evitare la fuga di cervelli, il credito d’imposta per la ricerca (Cir), con deduzioni fiscali per le spese di R&S dall’imposta sulle società: 50% il primo anno, 40% il secondo e 30% per gli anni successivi.
La presenza straniera
Come rilevano gli ultimi dati dell’Afii, l’Agenzia francese per gli investimenti stranieri, dal 2000 ci sono stati 350 investimenti stranieri in Francia nelle attività di ricerca e sviluppo, che hanno creato o mantenuto 15mila posti di lavoro tra tecnici e ricercatori. I settori più rappresentati sono le tecnologie elettriche, elettroniche, informatiche e mediche; il 22% delle spese di R&S realizzate sul suolo transalpino proviene da filiali straniere; tra le ultime che si sono insediate in Francia, l’Afii segnala Novartis, Sorin e Huawei. “La Francia ha fatto del settore ricerca e sviluppo una priorità nazionale”, spiega David Appia, presidente dell’Afii. “Questa politica rafforza l’attrazione della Francia. Da due anni, il numero di decisioni d’investimento per i centri di R&S stranieri è fortemente aumentato, passando da 17 nel 2007 a 42 nel 2009”.