Sul fatto che l’abitazione connessa diventerà presto realtà ci sono pochi dubbi, ma una survey condotta a livello globale per conto di Fortinet evidenzia ben altro.
In cerca di equilibrio tra sicurezza e privacy rispetto a prezzo e funzionalità.
Sono queste le caratteristiche di cui sono in cerca i proprietari di abitazioni esperti in tecnologia in merito all’Internet delle cose applicata alla cosiddetta abitazione connessa.
Lo dicono i risultati di una recente survey condotta a giugno da Gmi, divisione del fornitore Lightspeed Research specializzato in soluzioni tecnologiche e sondaggi online per ricerche di mercato globali.
Realizzata per conto di Fortinet, l’indagine intitolata “Internet of Things: Connected Home” ha, così, offerto una prospettiva globale su un fenomeno che, la sola Idc, stima arriverà a valere 7,1 trilioni di dollari entro il 2020.
Condotto interpellando 1.801 proprietari di abitazioni tecnologiche residenti in Australia, Cina, Francia, Germania, India, Italia, Malesia, Sud Africa, Thailandia, Regno Unito e Stati Uniti, lo studio evidenzia come la perdita dei dati sia considerata il rischio principale dell’IoT, seguita da malware e accesso non autorizzato.
Da qui l’interrogativo da parte del fornitore di soluzioni per la sicurezza di rete ad alte prestazioni su quali questioni in ambito di sicurezza e privacy sono in gioco e su cosa sono disposti a fare i proprietari delle abitazioni per abilitarla.
La battaglia per l’Internet of Things è appena iniziata
Attualmente, stando ai dati emersi dalla survey, il 61% degli intervistati ritiene “molto probabile” che le abitazioni in cui elettrodomestici ed elettronica sono collegati direttamente a Internet diventino realtà nei prossimi cinque anni.
A guidare la classifica dei convinti ci pensa la Cina, con oltre l’84% degli interpellati che ne dichiarano il supporto, mentre da noi la percentuale scende a un pur alto 53 per cento.
Un numero simile (55%) dei nostri connazionali ha, però, indicato quale principale timore l’eventuale violazione dei dati o la divulgazione di informazioni personali riservate da parte di un qualsiasi elettrodomestico connesso alla rete. Preoccupazione che sale a quota 69% a livello globale insieme a un ulteriore 62% degli interpellati che ritiene la riservatezza dei dati una questione estremamente sensibile.
A quanto pare, infatti, nell’universo dell’IoT, privacy e fiducia suscitano dubbi, tanto che gli utenti esigono il controllo su chi può accedere ai dati raccolti, che i consumatori vorrebbero regolamentati dai rispettivi Governi.
Sicurezza: si guarda ai produttori dei dispositivi
I produttori dei dispositivi sono ritenuti i principali responsabili ai fini della sicurezza.
Nel caso in cui venga scoperta una vulnerabilità in un dispositivo domestico connesso, il 48% di tutti gli interpellati concorda che il produttore del dispositivo è responsabile degli aggiornamenti o delle applicazioni di patch dei dispositivi, mentre la protezione dei dispositivi domestici connessi è demandata in parti uguali sia ai router domestici sia all’Isp selezionato per la fornitura del servizio.
Ancora una volta, però, il prezzo riveste un ruolo da protagonista, visto che, nonostante i proprietari di abitazioni esprimano la propensione a pagare di più per abilitare l’abitazione connessa, alla domanda relativa ai fattori che influiscono sulle decisioni di acquisto dei dispositivi domestici connessi, la risposta principale, costante in tutti i Paesi, è il prezzo, seguito da caratteristiche, funzionalità e marchio del produttore.
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