Negli ultimi tre anni, le operazioni di fusione e acquisizione che interessano le aziende attive nell’ambito dell’Internet delle Cose hanno avuto un valore complessivo stimato di 9,4 miliardi di dollari.
Ma ben 5, di questi 9,4 miliardi, sono stati spesi nei primi nove mesi di quest’anno.
Il dato, che ben sintetizza la crescita di interesse verso tutto il mondo IoT, emerge da un’analisi di Hampleton Partners, società di consulenza finanziaria che ha analizzato, per l’appunto l’attrattività delle aziende focalizzate sull’Internet of Things presso i buyer delle aziende tecnologiche e tlc americane.
La ricerca ha preso in esame oltre 100 transazioni e la conclusione è che i primi passi verso il consolidamento sono stati mossi da Google, seguita da Cisco, Samsung, Vodafone e Verizon.
Ma è chiaro che molto debba ancora venire ed è per questo che Hampleton Partners include realtà quali Intel, At&t, Johnson Controls, Texas Instruments, Juniper Networks tra i possibili competitor nell’arena. A queste realtà andranno ad aggiungersi anche i venture capitalist, che solo lo scorso anno hanno investito nel settore oltre 1 miliardo di dollari.
L’elemento più curioso che emerge dall’analisi è tuttavia un altro.
In media, sostiene Hampleton, si parla di acquisizioni ancora piuttosto modeste dal punto di vista del valore economico: nel range dei 112 milioni di dollari. Fanno storia ma non media le eccezioni rappresentate da Google, che ha investito 3,1 miliardi per acquisire Nest Labs e circa un miliardo per Waze. Tuttavia, ancorché modeste queste cifre rappresentano in genere un premium pari a 11,2 volte il fatturato complessivo aziendale.
Il mercato di riferimento è, in effetti, decisamente superiore a queste cifre: secondo Idc i 28 miliardi di oggetti connessi previsti per il 2020 faranno balzare il giro d’affari del comparto da 1,9 a 7,1 milioni di miliardi di dollari