Dalle anticipazioni dell’annuale Rapporto Assinform emerge che, nel nostro Paese, il settore e cresciuto piu di ogni altra nazione nel mondo. Bene le telecomunicazioni, ma anche l’hardware.
"L’Italia nel 2000 è cresciuta nell’informatica più dei maggiori
paesi europei industrializzati perché è riuscita ad avviare grossi
progetti di e-business, di Crm e di Scm. Germania e Francia si sono
attestate poco oltre l’11%, il Regno Unito ancora più sotto, mentre
gli Stati Uniti sono più in una fase di pausa che di recessione".
Questo è uno degli elementi salienti emersi dalle anticipazioni
sull’annuale Rapporto Assinform fornite da Giancarlo Capitani,
amministratore delegato di NetConsulting, la società che, per conto
dell’Assinform, redige il consueto studio sull’andamento del settore
Ict in Italia.
Il mercato, che con i suoi 108.160 miliardi ha rappresentato il 5,5%
del Pil nazionale, è ancora una volta dominato dal settore delle Tlc,
che ha raggiunto i 71.450 miliardi di lire, realizzando una crescita
sempre significativa (+12,8%), ma inferiore a quella del 14,6%
conseguita nel ’99. Per contro l’It, pari a un valore di 36.710
miliardi ha, come già accennato, accelerato ed è aumentata del 12,6%,
ben due punti percentuali in più del ’99. Come sempre la spinta
maggiore è arrivata dal comparto software e servizi (+15% contro un
12,9% del ’99), pari a 22.949 miliardi, dove i servizi hanno pesato
per 16.264 miliardi (+15,6%) mentre la componente software ha
rappresentato 6.685 miliardi (+13,7%). Outsourcing e facility
management sono le voci che hanno realizzato gli incrementi più
elevati (circa il 27%), seguiti dalla system integration, dalla
consulenza e dalle applicazioni software.
Il settore hardware, che ha totalizzato 11.721 miliardi (+11,1%, era
il 9,7% nel ’99) è stato positivamente influenzato dall’andamento dei
pc, che con 2,781 milioni di unità vendute (+17,6%) ha rappresentato
quasi la metà del valore dell’intero comparto. "L’area pc – ha
sottolineato Capitani – è stata caratterizzata da due diverse
dinamiche, in quanto ha visto un’accelerazione del mercato consumer,
che ha rappresentato una crescita del 42,6%, per complessive 913mila
unità vendute, mentre molto più contenuta è stata la crescita in
ambito enterprise, pari a un +8%, dato questo che si spiega con il
fatto che le aziende hanno già investito in pc al tempo del bug del
2000. C’è, inoltre, in atto una tendenza sotterranea che sta
trasformando la casa-abitazione in casa-digitale e il fatto nuovo è
che le tecnologie sono sempre più integrate tra loro, per cui quanto
prima si realizzerà il paradigma della convergenza voce-dati".
Qual è dunque l’immagine dell’Italia tecnologica che emerge da questi
primi dati? "é quella di un paese ancora in ritardo rispetto agli
altri paesi – ha sottolineato Capitani – e ancora alla ricerca
di nuova competitività. Ma è anche un paese che sta correndo verso la
net economy, attraverso la realizzazione di grandi progetti e una
infrastruttura di rete. Le imprese, però, devono investire di più, il
che richiede un cambiamento manageriale, fatto questo che rappresenta
una delle più grosse scommesse per il futuro dell’Italia. Nel nostro
Paese, tuttavia, manca un quadro organico sia a livello centrale che
locale che governi l’innovazione, mentre è tutt’ora aperta la
battaglia contro lo skill shortage".





