Oracle deve continuare a supportare il software. Ricorrerà in appello.
La sentenza emessa ieri assegna la ragione ad Hp: Oracle è contrattualmente obbligata a continuare a sviluppare software per i server Itanium di Hp.
La decisione è ancora appellabile: entrambe le parti in causa hanno 15 giorni di tempo per ricorrere in appello, cosa che Oracle ha già anticipato voler fare.
Ma al momento il punto è tutto di Hp, che ha titolo, per altro, per chiedere anche un rimborso di 500 milioni di dollari per danni e violazione di contratto.
Secondo il giudice, l’accordo raggiunto due anni fa tra le due parti, al momento del passaggio di Mark Hurd, Ceo esautorato di Hp, al ruolo di presidente di Oracle, prevedeva un impegno esplicito da parte di Oracle a continuare a offrire la propria suite software anche per le piattaforme server con processori Itanium, al cuore della proposta Hp.
Un impegno che non assegnava a Oracle alcuna discrezionalità sul prosieguo del supporto.
Le due parti dovranno ripresentarsi in tribunale il prossimo 22 agosto e in quella data si capirà cosa avrà deciso Oralce in merito al ricorso e cosa avrà nel frattempo elaborato Hp per quanto attiene la valutazione dei Danni.
I 500 milioni di dollari, in presenza di un’ingiunzione del tribunale, che obbliga Oracle a proseguire nel supporto di Itanium, sono una cifra stimata, così come sono stimati in 4 miliardi di dollari i danni che Hp potrebbe invece richiedere laddove il giudice consenta ad Oracle di non proseguire nello sviluppo per la piattaforma.
A oggi Hp sostiene che l’inottemperanza di Oracle ha penalizzato sia le vendite di server, in calo del 23% a 421 milioni di dollari nel secondo trimestre fiscale, sia nelle revenue legate al servzio e al supporto.
Da parte sua Oracle continua a sostenere che la cessazione del supporto di Itanium sia stata decisa a fronte di una precisa volontà da parte di Intel di portare a fine vita la piattaforma, volontà in qualche modo successivamente condizionata da Hp.