La gestione automatizzata e sicura dei dati è un obiettivo difficile da raggiungere? Quali sono le strategie da seguire? Di questo e molto altro abbiamo parlato con Marco Mozzi, EXM Sales Specialist Mediterranean Area di Ivanti.
Considerando la crescente complessità che contraddistingue i nuovi ambienti di lavoro distribuiti, la gestione sicura dei dati richiede a tutte le aziende una maggiore attenzione, pur considerando l’adozione degli strumenti più adatti a prevenire e proteggere i dati aziendali dagli attacchi informatici. Penso che le aziende debbano iniziare a implementare soluzioni di threat prevention avanzata, in grado di proteggere qualsiasi tipo di dato sensibile dell’organizzazione. Ivanti, fornitore leader di soluzioni capaci di rilevare, gestire, proteggere e supportare gli asset IT dal cloud all’edge, suggerisce il ricorso a soluzioni come Unified Endpoint Management (UEM), Zero-Trust Access (ZTA) e Enterprise Service Management (ESM). Questi tre pilastri, sui quali si fonda la nostra offerta, costituiscono un unico pannello di controllo per l’auto-riparazione e l’auto-protezione dei dispositivi e per l’assistenza automatica agli utenti finali. Le soluzioni software di gestione automatizzata che permettono di ottenere una visualizzazione completa di tutti gli asset possono semplificare notevolmente la gestione delle informazioni sensibili. In tal senso la nostra piattaforma Ivanti Neurons consente all’IT di interrogare tutti i dispositivi edge, affidandosi a una tecnologia basata su sensori, per ottenere informazioni in tempo reale, in tutta l’azienda e in pochi secondi. Con il deep learning e grazie alle capacità di apprendimento ottimizzato, le imprese possono rilevare in modo proattivo e predittivo errori di configurazione, problemi di prestazioni, crash delle applicazioni e vulnerabilità sui dispositivi, ponendovi rimedio prima che si verifichi qualsiasi tipo di interruzione.
Quali sono le sfide di cybesercurity con la trasformazione digitale e lo smart working secondo Ivanti?
L’arrivo della pandemia e il crescente aumento di iniziative e attività legate alla digital transformation hanno costretto molte aziende ad adottare tempestivamente nuove modalità di lavoro, ritrovandosi a gestire dipendenti, dispositivi e dati sensibili al di fuori dei tradizionali perimetri di protezione aziendale. Tutto questo ha contribuito chiaramente ad aumentare vertiginosamente i cyberattacchi e la loro efficacia. Come è già emerso dai risultati del Ransomware report Q1 2022 di Ivanti, è stato registrato un aumento del 7,6% del numero di vulnerabilità associate al ransomware nel primo trimestre del 2022. In aggiunta, l’indagine mostra anche la velocità con cui i gruppi di ransomware hanno continuato a sfruttare le vulnerabilità, concentrandosi su quelle a massimo impatto e disturbo. A mio parere la maggior parte dei rischi connessi a queste nuove modalità di lavoro distribuite e ibride sono legate principalmente a come viene utilizzato il dispositivo dall’utente, ovvero sia per una attività privata sia in ambito lavorativo.
Se, per esempio, utilizzo lo stesso dispositivo per navigare in Internet, consultare i social, fare home banking e, contemporaneamente accedo al cloud aziendale per lavoro senza aver protetto questo tipo di connessioni, il dispositivo rischia di aprire una falla, permettendo a chiunque di accedere a contenuti sensibili della azienda. La messa in sicurezza di sistemi operativi o applicazioni significa evidenziare quali sono le vulnerabilità presenti e installare correttamente aggiornamenti di sicurezza a più livelli. Disporre di strumenti sui dispositivi mobili che consentano di intercettare attacchi Phishing o, comunque, attacchi malware in senso generale, permette di proteggere questi device.
Come trasformare il remote working in plus per lo smart worker?
Tra le ultime ricerche condotte da Ivanti, rientra anche quella sull’ Everywhere Workplace che mostra come il lavoro a distanza, sia per gli impiegati che per i professionisti IT abbia contribuito a modificare definitivamente i bisogni e le esigenze di tutti. Questo cambiamento nell’esperienza dei dipendenti non può essere ignorato. I datori di lavoro devono rispondere adottando una tecnologia che faciliti la collaborazione rispondendo proattivamente alle nuove esigenze e ai nuovi bisogni dei lavoratori e degli stessi team IT. Garantire una migliore esperienza digitale ai propri dipendenti è oramai diventato un aspetto imprescindibile per la moderna gestione dell’IT aziendale. Anche secondo l’ultimo studio divulgato da Ivanti sullo stato della Digital Employee Experience (DEX), il 49% dei dipendenti è insoddisfatto dalla tecnologia e dagli strumenti che l’impresa mette a disposizione e il 64% ritiene che il modo in cui interagiscono con la tecnologia influisca direttamente sul morale. In aggiunta bisogna anche considerare che il miglioramento della produttività dei collaboratori aiuta ad attrarre e trattenere i talenti, accelera l’agilità e la competitività aziendale, riduce i costi operativi e guida il successo e la redditività dell’impresa. La comprensione dei requisiti DEX è la chiave per adattare le tecnologie e le relative practice che supporteranno l’ambiente unico di ogni organizzazione. Da qualche anno possiamo dire che il cloud e le sue diverse declinazioni rappresentano la via ottimale per accelerare i percorsi e i processi di digital transformation e una scelta efficace per ottenere valore di business dalle tecnologie in tempi rapidi. Sono convinto che, per sfruttare al meglio questa tecnologia all’interno di ambienti e infrastrutture digitali distribuite, le aziende italiane dovranno concentrarsi sull’automazione di più servizi e funzionalità in tutta l’organizzazione per migliorare la user-experience dei propri dipendenti. Inoltre, investire in AI permette ai team IT di concentrarsi su interventi rivolti agli utenti che lavorano da remoto, offrendo una user-experience su misura ai propri dipendenti.
Impatto del PNRR sui nuovi progetti, qual è il punto di vista di Ivanti?
Il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, rappresenta per l’Italia un’opportunità sotto diversi punti di vista, in particolare per quello economico e quello digitale. Basti considerare che la situazione pandemica, ha indubbiamente accelerato alcuni processi, tra cui l’adozione di modalità di lavoro da remoto e che, per sfruttare al meglio i vantaggi da questi cambiamenti lavorativi è però necessario implementare attentamente i nuovi strumenti IT resi disponibili sul mercato, evitando di sottoporre i propri dipendenti, gli asset e i dati aziendali a eventuali minacce. A questo proposito l’Italia sarà tra le prime in Europa a beneficiare dei due strumenti del NextGeneration UE: il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza, RRF, che garantirà risorse per 191,5 miliardi di euro per il quinquennio 2021-2026, di cui 68,9 miliardi a fondo perduto, e il Pacchetto di assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori di Europa, REACT-EU. In Ivanti, al fine di supportare adeguatamente le imprese a beneficiare del PNRR proponiamo alle imprese la soluzione di Neurons, la nostra piattaforma che semplifica e automatizza l’IT, offrendo controllo e gestione senza precedenti di quello che noi chiamiamo “Everywhere Workplace”.
- Quale l’impatto della rivoluzione no-code?
In questi ultimi anni stiamo assistendo anche a un progressivo aumento delle piattaforme di sviluppo low-code e no-code. Questa ascesa è dettata principalmente da: semplicità d’utilizzo, accessibilità, automazione dei task di routine, rapida implementazione e i costi ridotti. Tutti questi aspetti hanno portato i team IT a ricorrere a questo tipo di piattaforme, eliminando del tutto il lungo processo di codifica manuale. I team che adottano la soluzione no-code, invece, possono personalizzare e riprogrammare i tool di service desk per rispondere e adattarsi al framework necessario, evitando arretrati e interruzioni. Le funzionalità potrebbero includere un portale self-service e report personalizzati che permettono ai team di navigare liberamente nel sistema e configurarlo per rispondere efficacemente alle richieste. Queste soluzioni alleggeriscono i team IT, ottimizzano i processi e consentono all’azienda di operare in modo più fluido. Tramite esse le organizzazioni, mirano ad aumentare l’efficienza, a offrire una migliore esperienza all’utente finale e a migliorare i propri profitti. La piattaforma no-code viene utilizzata anche per il processo di onboarding per entrare in una nuova azienda: le imprese, affidandosi all’AI, possono impostare e attivare rapidamente opzioni di automazione integrate, per automatizzare alcuni compiti e semplificare il workflow del dipartimento HR. L’implementazione di queste soluzioni permette di espletare il processo di onboarding nel giro di quattro ore, mentre in passato richiedeva almeno due settimane.