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Knowledge worker, il lavoro del futuro fra intelligenza artificiale e desktop virtuali

Secondo Andrew Brinded, Vice President & Sales Chief Operating Officer EMEA, Nutanix saranno Sschermi immersivi, desktop virtuali e assistenti basati sull’Intelligenza Artificiale a marcare il sentiero della nuova generazione di knowledge worker

Brinded ritiene che per scoprire come sarà l’end-user computing tra 10 anni, dobbiamo pensare prima di tutto a come lavoriamo oggi e fare un tuffo nel passato, ricordando cosa succedeva 10, 20, 30 anni fa. E se avete la fortuna di essere troppo giovani per ricordarlo fatevelo raccontare da un collega più in là con gli anni.

Gli anni 70. Il cosiddetto lavoratore della conoscenza o knowledge worker di questi anni aveva un telefono fisso, pile di documenti cartacei, possibilmente una macchina da scrivere, promemoria scritti, una schiera di impiegati, un pool di dattilografi e altre poche preziose risorse telematiche.

Gli anni 80. Impazzano i capelli corti e negli uffici compaiono i primi personal computer. L’IT comunica di più con gli utenti finali e le richieste da parte degli analisti aziendali di dati estratti da mainframe e server di fascia media si fanno più frequenti

Gli anni 90. I PC sono più economici, i computer portatili, il web, le reti locali, la posta elettronica, i telefoni cellulari e il modello IT client/server sono i protagonisti di questo decennio in cui la produttività personale cresce vertiginosamente.

Dagli anni 2000 a oggi. Gli smartphone abbondano, il WiFi è ovunque, la diffusione di tablet sale alle stelle e i dipendenti si liberano “delle manette” che li tengono incollati alle loro scrivanie e iniziano a lavorare ovunque, spesso utilizzando anche dispositivi personali. Gli architetti progettano spazi che favoriscono l’incontro, lo scambio di idee e la collaborazione tra colleghi e partner.

Come sarà dunque il knowledge worker nel 2030? Da quale luogo lavorerà e quali strumenti utilizzerà? Con molta probabilità dovrà essere particolarmente creativo per non doversi ritrovare a competere con la Cina (o con l’Indonesia o qualsiasi altra economia a basso costo) in termini di stipendio. L’innovazione dunque sarà un fattore chiave. Anche la co-creazione e la co-curation saranno sempre più importanti, per cui saranno necessari strumenti e spazi che siano piacevoli, divertenti e che stimolino il processo creativo. Di seguito alcuni dei possibili scenari.

Tutto sarà virtuale. I PC desktop spariranno quasi del tutto, ad eccezione delle workstation per gli utenti avanzati. Prevarranno le infrastrutture VDI (Virtual Desktop Infrastructure), per consentire agli utenti di controllare il proprio ambiente di lavoro da qualsiasi dispositivo, sia esso un computer portatile, un tablet, un telefono cellulare, altoparlanti intelligenti a controllo vocale o altro ancora. La capacità di elaborazione sarà ovunque: negli elettrodomestici, nei sistemi di infotainment delle auto e, perché no, in bacchette o computer cilindrici con schermi flessibili arrotolabili, smartphone utilizzati come PC o addirittura in microfoni stile Star Trek da appuntare sui vestiti.

Streaming ovunque. Tempo fa, il punto debole delle infrastrutture VDI era rappresentato dalle limitazioni in termini di funzionalità grafiche avanzate ma ormai è un argomento superato. Stadia, la piattaforma di gioco di Google basata su cloud supporterà lo streaming 8k a 150 fotogrammi al secondo. Ciò potrebbe significare che il computer del futuro tornerà di fatto ad essere un terminale “muto” e con un hardware che costerà forse decine di euro anziché centinaia.

Grandi schermi immersivi. Poiché lo streaming ha raggiunto elevati livelli qualitativi, gli schermi sarà una delle aree che più contribuirà al cambiamento dell’end-user computing. Probabilmente passeremo dagli attuali schermi OLED curvi a postazioni immersive, attraverso le quali saremo trasportati in un mondo fatto di audio cristallino ed effetti visivi realistici. Il vostro collega negli Stati Uniti vi si siederà virtualmente accanto in una sala riunioni e le videochiamate saranno impeccabili grazie a una banda larga più veloce e a cluster di router.

Alexa e i suoi amici. Gli assistenti vocali diventeranno un elemento essenziale come interfaccia utente in ambito aziendale, il che significa che potremo controllare qualsiasi cosa da qualunque luogo utilizzando solo la voce. La ricerca sarà semplificata grazie all’Intelligenza Artificiale. Non riesci a trovare un file? Basta pronunciare poche parole: “Computer trovami il documento che ho scritto sull’end-user computing nel 2030”… ed eccolo lì.

Elaborazione immediata. Sequenze di avvio più rapide grazie alla memoria avanzata velocizzeranno più che mai l’elaborazione, evitando fastidiosi tempi di attesa. Lo storage sarà meno importante poiché dominerà lo streaming ma memorie NAND Flash e altre tecnologie simili renderanno ancora più rapide attività come il caching e il buffering.

Auto-correzione. Le tecnologie di sicurezza e di rilevamento degli errori progrediranno a tal punto che le chiamate all’helpdesk si ridurranno al minimo grazie ad Intelligenza Artificiale e Machine Learning che sono in grado di rilevare e prevedere i segnali di guasti o vulnerabilità imminenti, e agire senza richiedere alcun intervento da parte dell’utente.

Alimentazione di lunga durata. Grazie a batterie innovative i computer funzioneranno per giorni e giorni e la ricarica solare e quella wireless saranno le più diffuse.

Input più veloci. Strumenti come Otter permettono di trascrivere con precisione i contenuti delle riunioni, mentre Zoom offre tale servizio per le sessioni di videoconferenza. Le attività di segreteria saranno dunque automatizzate, come ad esempio la memorizzazione automatica dei file o la previsione delle azioni successive sulla base del comportamento precedente.

Case che sembrano uffici e uffici che sembrano case. Per 20 anni, gli architetti hanno creato spazi progettati per farci stare bene. Non sono mancate le sale gioco, comodi divani e spazi palestra ma ora assistiamo a un’inversione di tendenza, e gli esperti di design cercano di “portare” l’ufficio a casa. L’attenzione sarà dunque rivolta a mobili e scrivanie estraibili, letti che si trasformano in spazi di lavoro, TV che diventano schermi per computer e altro ancora.

Andrew Brinded conclude dichiarando che molti di questi scenari potranno sembrare fin troppo fantasiosi. In realtà, è molto difficile prevedere esattamente quali saranno i progressi ma, se pensiamo a come è cambiata la vita lavorativa nel corso dei decenni, tutto sembrerà meno assurdo.
Per attrarre i migliori knowledge worker, le aziende dovranno creare ambienti di lavoro accattivanti e fornire potenti strumenti di lavoro. Facendo leva sull’innata capacità umana di innovare, le aziende che offriranno gli ambienti migliori eccelleranno e conquisteranno le persone più brillanti.

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