All’Ftth Conference di Milano la vice-presidente della Commissione europea richiama gli obiettivi 2020 e invoca sintonia per creare il mercato unico digitale. Le risposte di operatori e regolatori: Etno, Ecta, Berec e Ftth.
Per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Digital Agenda della Commissione Europea per il 2020, fra cui l’accesso broadband per la maggioranza dei cittadini europei, il tempo non gioca a favore, è una risorsa scarsa. In campo tecnologico il 2020 è dietro l’angolo e serve trovare un andamento comune fra istituzioni, operatori di Tlc e regolatori.
Lo ha sostenuto la vice presidente della Commissione Europea e responsabile per la Digital Agenda, Neelie Kroes, intervenendo alla plenaria di chiusura dell’Ftth Europe tenutosi a Milano.
Partendo dal presupposto che la chiarezza regolamentare è cruciale, ha osservato Kroes, nella costruzione della rete Next Generation Access è altrettando basilare la competitività del mercato, a cui devono partecipare tanto gli incumbent quanto gli alternativi, con le loro peculiarità.
Il che significa non frapporre localmente ostacoli agli investimenti, come quelli per il passaggio dal rame alla fibra.
Un mercato unico digitale per definizione, secondo Kroes, non deve avere confini, deve essare basato sul meccanismo del prezzo di accesso equo e uno scenario oligopolista impoverisce la rete e rema contro il modello di futuro che è stato pensato.
Il presidente di Etno (European Telecommunications Network Operators), Luigi Gambardella ha richiamato l’attenzione sugli investimenti di infrastruttura, chiedendosi se l’attuale modello di sviluppo della Rete sia sostenibile nel lungo termine e invocando incentivi a per tutti gli attori della catena. Per fare la Nga servono regole comuni che incoraggino gli investimenti di rischio, mentre, ha osservato Gambardella, in alcune realtà locali si preferisce favorire gli accordi commerciali fra gli operatori invece che spingere il mercato a esprimere il prezzo giusto per l’accesso broadband, qualsiasi esso sia sotto il profilo tecnologico.
Tom Rutman dell’Ecta (European Competitive Telecommunication Association) ha osservato che la rete in rame è il legacy e la fibra è il futuro e che nel 2020 sarà difficile immaginare una vita senza i 100 Mbit. Perciò le reti devono essere aperte e regolate dal meccanismo del giusto prezzo. Gli investimenti di pubblico e privato non si devono occupare di creare la killer app: quella la determina il mercato. Piuttosto, servono incentivi per passare dal rame alla fibra e serve che gli operatori riprendano in mano il proprio ruolo di imprenditori, investendo risorse che in passato hanno accumulato.
Leonidas Kanellos, vice presidente del Berec (Body of European Regulators foer Electronic Communications) unico a strappare applausi alla platea durante il proprio discorso, si è detto convinto che i regolatori devono parlare di meno e fare di più. Al Berec si pensa che tanto la fibra, quanto il rame potenziato, siano tecnologie in grado di far raggiungere gli obiettivi 2020. E da un punto di vista economico sa che per gli investimenti infrastrutturali servono incentivi, ma questi devono andare a tutti, altrimenti non si instaura il giusto grado di mercato libero, che è l’unico modo di dare concorrenza, competitività e quindi accesso.
In chiusura, il presidente dell’Ftth Council Europe, Chris Holden, ha detto che il consiglio intende essere leader e non laggar. Il percorso intrapreso dalla Commissione sulla Digital agenda è corretto e la visione è comune. Investire nella fibra equivale a farlo per la prosperità nel futuro, di tutti.