Attraverso un’attività di reverse engineering.
Nei giorni scorsi ha fatto il giro delle agenzie di tutto il mondo la
notizia che una azienda cinese ha dichiarato di essere riuscita, attraverso
un’attività di “reverse engineering”, ad “aprire” il protocollo ed il sistema di
codifica usato da Skype per effettuare chiamate da personal computer a personal
computer e da personal computer a telefoni tradizionali di tutto il mondo.
Qualora la notizia fosse confermata, verrebbe così spianata la strada
allo sviluppo di client di terze parti compatibili con Skype.
Su un blog
dedicato all’argomento, è stato anche pubblicata una schermata di un client,
ancora allo stato embrionale, che si appoggia autonomamente al protocollo usato
da Skype.
Skype utilizza, per le varie comunicazioni, la porta 80 in
modo da non creare problemi a chi utilizza, ad esempio, firewall aziendali. Uno
dei punti “strategici” consiste anche nell’usare la banda a disposizione sui
sistemi degli utenti finali per veicolare parte delle comunicazioni attraverso
la rete Skype.
In pratica, Skype sceglie – tra tutti gli utenti
collegati – un insieme di essi che dispongano di una buona connessione a banda
larga, di una CPU valida e non vincolati alla configurazione del firewall quindi
assegna automaticamente loro il ruolo di “supernodo”: in questo modo la banda
viene sfruttata dal network per veicolare altre comunicazioni VoIP.
L’autore del blog che ha riportato la notizia sul reverse engineering
“made in China”, ha lanciato alcune critiche sull’impossibilità per l’utente di
specificare la propria volontà sul fatto di poter o meno divenire “supernodo” e
sulla terminologia usata nel contratto di licenza d’uso (la parola “supernodo”
non viene mai citata).