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La Corte Ue conferma la sanzione da 2,4 miliardi di euro per Google

Tempi difficili per le big tech in Europa: dopo i 13 miliardi che Apple dovrà restituire all’Irlanda, Anche Google si è vista confermare la sanzione da 2,4 miliardi di euro imposta dalla Commissione EU.

La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha recentemente confermato la sanzione di 2,4 miliardi di euro imposta a Google dalla Commissione Europea nel 2017 per abuso di posizione dominante. Questa sentenza segna una tappa fondamentale nella battaglia tra l’UE e le grandi multinazionali del settore tecnologico, in particolare per quanto riguarda l’applicazione delle leggi antitrust.

Google, le origini della sanzione

Il contenzioso tra Google e la Commissione Europea è iniziato con un’indagine avviata nel 2010, focalizzata sulle pratiche del colosso tecnologico riguardanti il suo servizio di comparazione prezzi, Google Shopping. La Commissione ha accusato Google di utilizzare la sua posizione dominante nel settore delle ricerche online per promuovere il proprio servizio di shopping a discapito di quelli concorrenti, violando le normative antitrust dell’Unione Europea.

In particolare, Google avrebbe manipolato i risultati delle ricerche online per dare maggiore visibilità a Google Shopping rispetto ai servizi di comparazione di prodotti di altre aziende, costringendo i consumatori a visualizzare per prime le offerte di Google. Questa strategia ha avuto un impatto significativo sui concorrenti, che si sono visti tagliati fuori da una fetta rilevante del mercato.

Il verdetto della Corte

Nel 2017, la Commissione Europea ha emesso una multa record di 2,42 miliardi di euro contro Google, sottolineando che le pratiche dell’azienda avevano distorto la concorrenza e danneggiato sia i consumatori che i concorrenti. Google ha subito impugnato la decisione, cercando di far annullare la multa.

Tuttavia, nel settembre 2024, la Corte di Giustizia ha respinto l’appello di Google, confermando la sanzione. La Corte ha stabilito che Google ha abusato della sua posizione dominante nel mercato delle ricerche online, confermando così le accuse della Commissione. Il verdetto ha sottolineato come il comportamento dell’azienda fosse intenzionalmente volto a limitare la concorrenza e a consolidare il proprio monopolio nel settore della comparazione prezzi.

Le ragioni della decisione

La sentenza della Corte è significativa non solo per l’entità della sanzione, ma anche per le implicazioni che avrà sulle future azioni regolatorie in Europa. Secondo la Corte, il modo in cui Google ha favorito il proprio servizio di comparazione di prezzi ha violato il principio fondamentale di concorrenza leale. L’azienda, attraverso il controllo della visibilità sui suoi stessi risultati di ricerca, ha penalizzato ingiustamente i rivali, limitando le opportunità per altre imprese di competere su un piano paritario.

Uno degli elementi chiave nella decisione della Corte riguarda il “bias dello status quo”, ovvero la tendenza dei consumatori a scegliere i servizi più visibili e preinstallati. La manipolazione dei risultati di ricerca di Google ha esacerbato questo fenomeno, portando molti utenti a optare per Google Shopping senza nemmeno valutare le alternative.

Le conseguenze per Google e il settore tecnologico

Questa sentenza non solo rappresenta una sconfitta significativa per Google, ma invia anche un messaggio forte a tutte le grandi multinazionali del settore tecnologico che operano in Europa. La conferma della multa rafforza la posizione dell’Unione Europea come regolatore severo contro le pratiche monopolistiche e l’abuso di potere delle grandi aziende tecnologiche.

Google, da parte sua, ha dichiarato la propria delusione per la sentenza, sostenendo che il servizio Android ha aumentato la concorrenza e l’innovazione, favorendo i consumatori e le imprese.

Tuttavia, questa non è l’unica battaglia legale che Google sta affrontando in Europa. La società ha già accumulato oltre 8 miliardi di euro in multe legate a pratiche antitrust, con altre potenziali sanzioni in arrivo per le accuse legate all’advertising e ad altre pratiche di business.

La sentenza della Corte di Giustizia avrà probabilmente un impatto duraturo sul modo in cui le aziende tecnologiche operano nel mercato europeo. La Commissione Europea, sotto la guida della Commissaria Margrethe Vestager, ha dimostrato una determinazione incrollabile nell’applicare le regole della concorrenza, anche contro i giganti della tecnologia.

Le regolamentazioni future potrebbero diventare ancora più severe, con un maggiore controllo sulle pratiche delle aziende in aree come l’advertising online, il cloud computing e l’intelligenza artificiale. Questo caso stabilisce un precedente importante, rafforzando l’idea che le grandi aziende tecnologiche devono rispettare le regole della concorrenza in Europa, pena pesanti sanzioni.

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