Lusinghieri i primi risultati della sperimentazione FTTH negli Stati Uniti. All’orizzonte un nuovo ruolo come ISP.
All’inizio dello scorso anno, Google aveva pubblicamente annunciato l’intenzione di portare la fibra ottica in alcune località selezionate degli Stati Uniti.
Il progetto FTTH (“Fiber-to-the-home”) del colosso di Redmond – conosciuto con l’appellativo di “Google Fiber” – ha posto oggi la sua prima pietra miliare: dopo 18 mesi, infatti, viene tracciato il primo bilancio delle installazioni che si sono sin qui portate a termine.
Secondo quanto riportato dai primi fortunati che hanno potuto attivare una connessione “Google Fiber”, nella zona di Palo Alto (California), la banda disponibile in downstream sarebbe risultata essere superiore a 150 Mbit/s mentre in upload il valore si sarebbe attestato intorno ai 93 Mbit/s.
Si tratta di risultati eccellenti, verificati eseguendo il noto Speedtest, che proclamano la soluzione di connettività targata Google migliore rispetto al 99% delle connessioni in uso negli States.
L’impiego delle super-connessioni in fibra sarà per il momento gratuito, sintanto che non si concluderanno i test del servizio.
Il progetto sul quale si stanno impegnando i tecnici di Google pone sicuramente importanti interrogativi. Da un lato, un nuovo campanello d’allarme per il nostro Paese che si conferma sempre più indietro, nella classifica mondiale, per ciò che riguarda la disponibilità della fibra ottica (basta verificare il ranking sul sito dell’FTTH Council).
Dall’altro lato, gli analisti americani ricordano che se Google dovesse riuscire a portare la fibra ad un vasto numero di clienti potrebbe non soltanto ampliare ulteriormente il suo business ma anche elaborare dati statistici – estremamente preziosi per le sue attività – a partire dalle informazioni in transito.
Craig Labovitz, di Arbor Networks, aveva dichiarato ad aprile: “Se fosse un ISP, Google sarebbe la realtà in più forte crescita del settore ed il terzo carrier globale in assoluto”.
A differenza della maggioranza dei carrier globali (i cosiddetti “tier-1”), aveva spiegato Labovitz, la dorsale di Google non distribuisce traffico per conto di milioni di abbonati né di migliaia di reti regionali e grandi aziende: l’infrastruttura di Google supporta unicamente Google stessa. Con il varo ufficiale di Google Fiber lo scenario potrebbe essere destinato a mutare.