La fotografia di BYOD e cloud

Il punto sullo stato dell’arte di questi due approcci tecnologici lo fa Alcatel Lucent mettendo a confronto utenti e provider.

Temi come il cloud computing e il cosiddetto Bring Your Own Device (BYOD) sono oggetto di considerazioni e dibattiti non solo nell’ambito di convegni pubblici, ma anche all’interno delle aziende, che devono soppesare vantaggi e investimenti richiesti, in rapporto all’evoluzione del proprio business.

Ne ha parlato, in un recente incontro, Alcatel Lucent, che non si è limitata a ospitare riflessioni e stimoli di studiosi della materia, come i docenti della SDA Bocconi Paolo Pasini e Carlo Alberto Carnevale Maffé, ma ha anche messo a confronto utenti e provider sullo stato di implementazione reale, consapevolezza e cambiamenti in corso.

Ne è emerso un quadro ancora inevitabilmente frastagliato, alle prese con esigenze e richieste di diverso peso, all’interno di uno scenario destinato comunque a mutare non solo sul piano tecnologico, ma anche organizzativo e normativo.

La consumerizzazione dell’IT, che si associa all’uso crescente di dispositivi mobili di ultima generazione tanto per scopi professionali che privati, sta già provocando cambiamenti pratici. Avio Group, per esempio, ha iniziato a fornire a dirigenti e quadri tablet e smart phone che possono anche essere moderatamente utilizzati per attività private: “Ci siamo rapidamente adeguati alle nuove tecnologie, dopo aver lungamente ignorato persino l’accesso a Internet fino al 2006 – ha spiegato il CIO, Davide Gindro –. Ora stiamo pensando a come uniformare l’uso di dispositivi mobili per le esigenze aziendali e individuali, per poi creare le policy più adeguate, ben sapendo che avremo non poche difficoltà”.

Un po’ diverso il caso di Poste Italiane, che si ritrova in casa il gestore dei servizi (Poste Mobile): “In rapporto ai 150mila dipendenti complessivi, ci sono oggi 5mila dispositivi mobili aziendali abilitati – ha illustrato Pietro Pacini, responsabile del Governo della Tecnologia -. In accordo con il nostro provider interno, abbiamo scelto di fornire i Blackberry, mentre i tablet sono ancora pochi e riservati ai senior manager. Per noi tutto rientra nei piani di evoluzione verso la unified communication”.

Che si stia andando nella direzione del progressivo adeguamento, lo confermano anche i dati in possesso della Sda Bocconi. Paolo Pasini, infatti, ha sottolineato come solo un anno fa il 55% delle aziende non consentisse l’uso di dispositivi personali, mentre oggi siamo al 28%.
Aziende come Ferrero, Sisal e BTicino sono fra le più aperte. Stefano Nocentini, responsabile marketing Top & Public Sector di Telecom Italia, ha ribadito come la distinzione fra consumer e business sia più difficile anche nell’ottica delle proposte dei provider, ma anche come alcuni concetti relativamente recenti siano già in via di superamento: “Il telelavoro, per esempio, si riferiva alle prestazioni professionali da casa, mentre oggi si lavora ovunque ci si trovi in un dato momento. I cambiamenti di prospettiva vanno affrontati sotto i più disparati punti di vista, dalla riforma del lavoro a una sicurezza che ormai non può più essere perimetrale”.

Il cloud computing, nella visione delle aziende, è invece un concetto ancora strettamente associato a quello della virtualizzazione: “L’infrastruttura cloud è stata implementata in Avio Group già tre anni fa – ha confermato Gindro – e questo ci ha consentito di virtualizzare progressivamente vari processi, dalla posta elettronica all’accesso ai dati fino alla messaggistica. Oggi stiamo procedendo con la desktop virtualization”. Non dissimile l’analisi di Poste Italiane: “Oggi quasi il 60% dell’infrastruttura IT è virtualizzata – ha affermato Pacini –. Su questa base, stiamo portando da marzo lo storage su cloud e a settembre partiremo con il provisioning automatico dei servizi, mentre all’inizio del 2013 saremo pronti con il primo servizio esterno offerto sulla nuvola, inizialmente per la Pubblica Amministrazione”.

La visione andrebbe un po’ allargata, come ha sottolineato Carnevale Maffé nel sui ruolo di osservatore e analista: “La nuvola non va intesa come un concetto troppo personale o buono per cambiare i vecchi server, ma come un luogo di incontro fra processi e persone, particolarmente adatto a una realtà economica parcellizzata come quella italiana”.
Il coordinamento fra infrastruttura, rete e dispositivi è alla base di un’applicazione utile e produttiva del cloud computing: “La tecnologia è già qui – ha concluso Andrea Gombac, direttore Service Operations Business Unit Enterprise di Fastweb – e siamo già in grado di lavorare secondo i nuovi paradigmi. Per gestire la complessità derivante dalla quantità di dati da gestire e dalla commistione fra dispostivi privati e aziendali non c’è oggi niente di più flessibile ed efficiente del cloud computing”.

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