La Germania traina il settore dell’elettronica

L’industria tedesca dei circuiti stampati è cresciuta, nel 2006, del 4,83%. Quella italiana solo dello 1,07%

L’industria elettrotecnica ed elettronica è il settore industriale con il fatturato più grande a livello mondiale. Quest’ultimo aveva raggiunto il suo massimo storico, con 2.467 miliardi di euro, nel 2000 (software e servizi esclusi). In seguito il mercato era sceso nel 2003 a 1.891 miliardi di euro. Dal 2004, è iniziata una fase di ripresa che è ancora in atto: infatti, nel 2005, sono stati raggiunti i 2.132 miliardi di euro; se poi si aggiungono anche i fatturati dei settori software e servizi, il mercato elettronico mondiale aveva raggiunto un volume, nel 2005, pari a 2.800 miliardi di euro.

Notevole l’espansione in Germania
Per l’industria elettrotecnica ed elettronica tedesca il 2006 è stato un anno molto soddisfacente, dato che il suo fatturato è stato di 179,4 miliardi di euro, con un incremento (a prezzi correnti) dell’8,5% rispetto al 2005. I motivi di soddisfazione aumentano se si considera che, a partire dal secondo trimestre del 2006, anche il numero degli occupati del settore ha ripreso a crescere ed ha raggiunto, a metà 2007, le 809.500 unità. Pure le previsioni a media scadenza sono buone: «Per la fine di quest’anno raggiungeremo quota 815.000», dichiara Gotthard Graß, direttore generale della ZVEI (Federazione Centrale dell’Industria Elettrotecnica ed Elettronica tedesca). E ciò non è poco, se si pensa che dalla seconda metà del 2001, anno all’inizio del quale gli occupati erano 884.900, il numero delle persone attive nell’industria elettrica tedesca era andato riducendosi costantemente e aveva raggiunto un minimo relativo pari a 796.400 occupati nel primo trimestre del 2006.

La forte crescita del mercato mondiale dei PCB
Nel settore dei circuiti stampati le cose, a livello mondiale, nel 2006 sono andate molto bene, dato che il relativo volume di mercato è cresciuto nominalmente dell’11,2% raggiungendo i 47,35 miliardi di dollari. Con una percentuale del 73% del totale (nel 2005 la quota relativa era stata del 72%), la parte del leone l’ha fatta nuovamente l’Asia. Qui il fatturato del Giappone è stato di 9,15 miliardi di dollari, mentre quello della regione asiatica sud-orientale (Cina compresa) ha raggiunto i 25,40 miliardi di dollari. Con ciò il mercato asiatico sud-orientale è cresciuto del 14,2% a prezzi correnti. In America il fatturato ha raggiunto i 6,05 miliardi di dollari, con un incremento a prezzi correnti dell’8,4%. Una crescita persino maggiore è stata registrata in Europa, dove il mercato, con un valore pari a 5,60 miliardi di dollari, ha registrato una crescita nominale dell’8,7%. Meno bene si è sviluppato il mercato tedesco che, con un incremento nominale del 4,8%, si è attestato a quota 1.410 milioni di euro e rappresenta così il 31,6% del corrispondente mercato europeo.

In Germania una retromarcia nella delocalizzazione
Se si considera l’evoluzione del mercato dei PCB e del relativo settore produttivo in Germania nel periodo 2003 – 2006, i dati potrebbero sembrare deludenti. Infatti il volume del mercato è passato dai 1.383 milioni di euro del 2003 a 1.410 milioni nel 2006, registrando un incremento a prezzi correnti del 2,0%; nello stesso periodo la produzione è aumentata nominalmente del 2,7% raggiungendo i 1.054 milioni di euro nel 2006. «L’andamento controcorrente della produzione tedesca spiega il dr. Wolfgang Bochtler, presidente della VdL (Associazione tedesca dell’industria dei PCB) è dovuto in parte notevole ad un fenomeno di ‘rimpatrio’ fatto registrare da diversi fabbricanti di schede: non sono pochi, infatti, coloro che – dopo aver trasferito la produzione in paesi dell’estremo oriente – hanno fatto marcia indietro riprendendo a produrre in Germania, in particolare a causa dell’insufficiente qualità dei prodotti asiatici e dei ritardi nella consegna delle merci».

La riduzione del numero degli attori sul mercato
L’espansione registrata nel 2006 sia dalla produzione sia dal mercato tedeschi guadagna rilievo se si tiene conto dell’evoluzione in atto nel settore dal 2004, anno in cui esistevano in Europa 351 produttori di circuiti stampati: nel 2005, infatti, tale gruppo si era già ridotto a 308, mentre nel 2006 il numero dei fabbricanti di PCB era ormai sceso a 290. Questa tendenza trova conferma anche in Germania, in cui la cifra relativa, nel 2006, si è posizionata a quota 83 riducendosi di 7 unità rispetto al 2005. Per Bochtler i motivi della riduzione del numero di produttori di PCB sono vari, ma tutti noti: «La causa principale è senza dubbio la concorrenza dei fornitori asiatici che sono favoriti da un costo del lavoro di gran lunga più basso di quello tedesco. Nel 2006 vi sono però stati anche altri fattori negativi che hanno contribuito a rendere la vita più difficile alle aziende del nostro settore; fra questi vanno citati i costi crescenti delle materie prime quali il petrolio, e quindi delle sostanze chimiche da esso derivate, e dei metalli come lo zinco (+80%), l’oro (+22%), l’argento (+43%), il nichel (+250%) ed il rame (+39%)».

In Italia un incremento modesto
Per meglio apprezzare i dati inerenti la Germania, vale la pena di gettare uno sguardo alla relativa situazione italiana. Lo scorso anno esistevano in Italia 33 produttori di PCB con complessivamente 1.941 occupati. La produzione italiana è stata di 284,0 milioni di euro, pari al 10,4% del corrispondente valore europeo e al 26,9% della produzione tedesca. Con ciò essa è cresciuta dell’1,07% rispetto al 2005, ma solo a prezzi correnti. Le previsioni riguardanti il fatturato dei produttori di PCB tedeschi nell’anno in corso sono moderatamente ottimistiche e prevedono, in termini reali, un consolidamento sui valori del 2006, come suggerisce anche l’andamento del book-to-bill ratio per i fabbricanti di schede tedeschi.

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