La legge Stanca sull’accessibilità dei siti Web

Rendere per legge un sito Web accessibile a tutti? Parrebbe una sorta di chimera sociale molto legata alla libertà globale che la Rete sa dare e invece è una grande dimostrazione di civiltà. Nonostante il consorzio W3C, l’organismo …

Rendere per legge un sito Web accessibile a tutti? Parrebbe una sorta di chimera
sociale molto legata alla libertà globale che la Rete sa dare e invece
è una grande dimostrazione di civiltà. Nonostante il consorzio
W3C, l’organismo che ha il compito di sviluppare gli standard relativi
al mondo Internet, avesse già dettato e sancito quelle che sono le regole
per la creazione di contenuti accessibili da tutti, una legge non esisteva fino
al dicembre del 2003 e invece, da quella data, le regole che la ragionevolezza
dovrebbe considerare ovvie sono garantite da un decreto dello Stato. La legge
Stanca è stata approvata definitivamente dalla Commissione Lavori pubblici
e comunicazioni del Senato nel dicembre 2003, e sancisce il diritto all’accessibilità
ai mezzi informativi – quindi anche dei siti Web – e stabilisce le regole che
devono essere seguite affinché i contenuti siano fruibili dalla più
vasta popolazione di utenti, compresi ovviamente quelli che hanno qualche forma
di disabilità. Il cammino di una legge così "civile"
però è stato turbolento e, soprattuto, rallentato dalle molte
proposte, alcune delle quali semplici copie di altre, che hanno costretto la
Commissione esaminatrice a dover mediare tra diversi progetti di legge mantenendo
il disegno Stanca come principale spina dorsale, lavorando dal giugno fino all’ottobre
2003, data in cui la Camera dei deputati approvò la legge. Nel gennaio
2004, in linea con gli indirizzi formulati dall’Unione europea, la legge
è stata adottata, mentre il 25 febbraio di quest’anno lo schema
di regolamento è stato approvato in via definitiva dal Consiglio dei
ministri; tale deliberazione precede la firma del Presidente della Repubblica
e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Nell’articolo 10 della legge Stanca è anche prevista l’emanazione
di un regolamento governativo di attuazione che dovrà stabilire i criteri
e i principi operativi e organizzativi generali per l’accessibilità,
le modalità di attribuzione della certificazione di accessibilità,
le modalità di valutazione e controllo. Il passo successivo a questo
sarà la pubblicazione, da parte del ministro Stanca – consultate le associazioni
interessate – di un decreto che formuli, nel rispetto dei criteri e dei princìpi
indicati dal predetto regolamento, le linee guida recanti i requisiti tecnici
e i diversi livelli per l’accessibilità e le metodologie tecniche
per la verifica dell’accessibilità dei siti Internet, nonché
i programmi di valutazione assistita utilizzabili a tale fine. Insomma siamo
quasi in dirittura d’arrivo. Ma quali sono le conseguenze per la Rete?
L’impatto è forte, anche se limitato all’ambito pubblico:
i siti Web delle Pubbliche amministrazioni creati ex novo o soggetti a "rinnovo,
modifica o innovazione" dovranno essere accessibili secondo le linee guida
definite nel regolamento tecnico. Questo sarà ispirato ai regolamenti
europei che a loro volta utilizzano le linee guida della Wai del consorzio W3C.
Per i privati sono previsti solo incentivi per favorire l’accessibilità
dei propri siti e nessun obbligo.
Nei confronti della Pa, quindi, la legge apporta obblighi sorretti da sanzioni
in caso di illecito, mentre nei confronti dei privati lo Stato propone incentivi
per favorire un avvicinamento agli standard previsti.

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