Parlare di biometria nell’interpretazione comune equivale a parlare di riconoscimento delle impronte digitali. Precisa, non intrusiva e ormai poco costosa, questa vecchia tecnologia domina ampiamente il mercato delle applicazioni biometriche. Ovviament …
Parlare di biometria nell’interpretazione comune equivale a parlare di riconoscimento delle impronte digitali. Precisa, non intrusiva e ormai poco costosa, questa vecchia tecnologia domina ampiamente il mercato delle applicazioni biometriche. Ovviamente, uno dei principali usi è legato all’installazione di sistemi di sicurezza basati sia sull’identificazione sia sull’autenticazione. In azienda, questa metodologia è strettamente collegata al controllo degli accessi fisici (a locali e uffici) e logici (al sistema informativo). Secondo l’International Biometric Group, dopo l’impronta digitale, che rappresenta il segmento di mercato più importante in termini di valore, si trova il riconoscimento palmare, arrivato in seconda posizione con il 26%, che è stato utilizzato anche ai Giochi Olimpici di Atlanta. L’individuazione del volto si pone al terzo posto, con un 15% di quota globale, seguita dalla voce (11%), dall’iride (9%), dalla firma e dalla retina (rispettivamente 3% e 2%). Ai margini della sicurezza, l’identificazione di una persona attraverso le sue impronte, come con altri metodi, permette anche di semplificare l’interfaccia tra uomo e la macchina. Un individuo può, ad esempio, ritrovare istantaneamente i propri parametri specifici nell’ambiente di lavoro o nell’abitacolo della sua autovettura. Un concetto questo che si è posto al centro non solo del progetto realizzato da Siemens Automotive. Sempre nel segmento automobilistico, esistono applicazioni anche per misurare lo stato di vigilanza e determinare la fatica del conducente; un controllo che avviene tramite l’analisi di dati biometrici comportamentali, e non puramente fisiologici, rilevati da una telecamera, come nel caso del riconoscimento facciale.
Le tecnologie legate alla lettura della retina o all’iride trovano applicazione principale nella sicurezza degli accessi fisici. Lo stesso vale per l’impronta vocale e la forma del viso. Per questi ultimi due aspetti, tuttavia, sono in fase di valutazione ulteriori applicazioni, come nel caso dell’identificazione delle persone al momento del voto. L’istituto federale che gestisce le elezioni in Messico ha, ad esempio, recentemente acquisito una licenza del software di riconoscimento facciale FaceIt sviluppato da Visionics al fine di combattere la frode elettorale. Le applicazioni più sorprendenti riguardano, però, la determinazione delle emozioni. L’idea consiste nell’utilizzare dati biometrici per interpretare i sentimenti degli utenti che si trovano davanti al computer. La via principale intrapresa dalla ricerca va nella direzione dell’osservazione del volto.
Analizzando gli elementi visibili dell’attività muscolare sarà, infatti, possibile rivelare emozioni come gioia, tristezza, paura o noia. Forniti ai sistemi operativi o ai software, questi dati potranno ulteriormente migliorare la conoscenza dell’individuo. Alcuni ricercatori, poi, stanno studiando i contenuti emozionali della voce per analizzare il significato delle varie dizioni, l’intonazione o il ritmo della parola. Infine, Ibm sta analizzando la possibilità di rilevare, attraverso il mouse, dati fisiologici partendo dall’inclinazione del polso o dalla temperatura della pelle. Si tratta di informazioni non univoche ma legate alle sensazioni provate che, tuttavia, non emergono solo grazie alla biometria, considerata nel senso letterale del termine.