La strategia collaborativa della Compagnia delle Opere

L’associazione eroga servizi a supporto delle aziende in un’ottica di comunicazione tra i membri del gruppo. Recente l’apertura verso l’estero, vista come opportunità per un profittevole scambio di esperienze e informazioni.

Nata nel 1986 con lo scopo di aiutare concretamente un piccolo gruppo di imprenditori che sentiva l’esigenza di confrontarsi e sostenersi nei problemi quotidiani del lavoro, la Compagnia delle Opere (Cdo) oggi raggruppa 30.000 aziende di ogni settore e tipologia (dalle aziende ai liberi professionisti alle organizzazioni no profit) su tutto il territorio italiano, attraverso la presenza di una quarantina di sedi locali, più quattordici all’estero. Del totale, mille sono aziende nel campo dell’Information technology, prevalentemente situate in Lombardia, la maggior parte al di sotto di 15 addetti. La metà circa conta meno di cinque dipendenti. Fanno eccezione realtà come Zucchetti o Sap, per esempio, di dimensioni notevolmente maggiori. Si tratta di un’associazione senza fini di lucro che, con l’aumento del numero degli iscritti ha avvertito la necessità di settorializzare gli interventi.

Tutti i servizi di Cdo Informatica


È da questa logica che nel 2002 è stata formalizzata Cdo Informatica alla quale fanno riferimento gli associati della Compagnia delle Opere che si iscrivono alla sede locale, la quale eroga servizi differenti sulla base della propria storia e delle caratteristiche del territorio. L’associato può beneficiare di servizi finanziari, assicurativi, di formazione e informazione, seminari tematici, convenzioni bancarie e per la telefonia mobile e fissa, autonoleggi e così via.


Come spiega Nicola Robotti, direttore generale di Cdo Informatica, una delle peculiarità della Compagnia delle Opere è quella, laddove è possibile, di far intervenire un associato nell’erogazione di un servizio piuttosto che muoversi direttamente.


Ultimamente, la Cdo punta con i propri servizi anche all’estero, grazie al supporto delle sedi locali. Ma la questione interessante che sottolinea Robotti, e che sembra avere davvero un impatto sulle piccole imprese associate a Cdo, è l’opportunità di risvegliare le società dal loro isolato orticello, permettendo loro di conoscere altre realtà.


"Tutto questo sembra una banalità, ma non lo è affatto. È difficile destare l’attenzione nei piccoli associati – precisa il manager – tutti impegnati nel difficile lavoro quotidiano, anche perché non sono, generalmente, abituati a collaborare con altri. Abbiamo, invece, riscontrato che mettere attorno a un tavolo realtà diverse appartenenti allo stesso settore genera spesso opportunità, anche soltanto come scambio di informazioni". E, certamente, di problematiche ne emergono.

L’annoso problema dei finanziamenti


"In primo luogo la questione dei finanziamenti da parte di comuni o regioni – sostiene Robotti – ai quali i piccoli produttori di software faticano ad accedere, in quanto i bandi non rispondono alla realtà effettiva delle aziende. E poi il problema fondamentale della commercializzazione del prodotto. Le realtà così piccole hanno difficoltà sia a creare un percorso di industrializzazione delle soluzioni, ma soprattutto a venderle. Trovo, infine, che le aziende, oggi, siano molto sensibili al problema del personale. Le imprese con cui abbiamo a che fare necessitano di determinate competenze, di professionisti che diano loro una certa sicurezza e che non li abbandonino all’improvviso. Per questo hanno bisogno di confrontarsi e verificare le risorse umane".


È questo il motivo che ha spinto Cdo a dare vita a un’altra iniziativa, nata nel comprensorio di Milano e provincia, chiamata Piazza del lavoro, che consente di far incontrare domanda e offerta, secondo diversi aspetti, dalla formazione alla ricollocazione del personale al lavoro vero e proprio, anche tenendo conto della Riforma Biagi.


Dei progetti che scaturiscono dai momenti di incontro, Cdo diventa dunque il facilitatore.

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