La tv su misura grazie a internet

VCast è un servizio web che permette agli utenti di scaricare e registrare contenuti video: il responsabile Stefano Rogna ne spiega filosofia e potenzialità

Tra tanti progetti che si presentano alla ribalta offrendo ogni ben di dio mediatico attraverso il Web, uno, nato decisamente più in sordina, fiorito poco per volta grazie soprattutto al passaparola, guarda all’offerta televisiva da una prospettiva differente. Stiamo parlano di VCast (www.vcast.it), un’iniziativa che vede impegnate tre entità: Inrete, sviluppatore di soluzioni ICT torinese che si occupa dell’infrastruttura; la “media company” Videogruppo e Tex97, operatore telefonico locale che mette la banda necessaria alla vita di VCast.

Dopo una fase beta terminata la scorsa estate, VCast ha varato il suo livello standard di servizio che, dietro le quinte, è sempre in evoluzione perché i byte scaricati dagli utenti sono sempre di più e i server vanno supportati a dovere. Aabbiamo parlato di questo servizio con Stefano Rogna, responsabile del progetto.

Come nasce VCast?
«VCast è nato dall’intuizione che la fruizione della tv sta cambiando: si sta andando verso palinsesti fai da te, con contenuti resi disponibili a richiesta. Il mondo invece si sta orientando, in maniera un po’ “faziosa” a mio avviso, verso le Iptv, anche se nessuno sembra accorgersi che la banda è troppo poca per pensare a un’Iptv di massa! Se Joost o l’ultima nata Stream.it raggiungessero ognuna un milione di utenti in Italia, non potrebbero più svolgere il loro servizio. Inoltre, si ha sempre la sensazione che l’Iptv non generi costi, a differenza di quelli che deve, ad esempio, sostenere un canale satellitare. Non è così: fare Iptv costa, eccome, e poi perché un operatore telefonico dovrebbe far transitare sulle sue reti un utente che poi va su Joost? Di qui lo sviluppo delle Iptv di Alice e Fastweb: per vederle gli utenti pagano. Stiamo parlando di un sistema poco efficace: si utilizza una rete nata per la trasmissione punto a punto per effettuare un servizio tipicamente punto-multipunto. Se si calcolano i costi di connessione, l’abbonamento e i limiti tecnici della Iptv, si può concludere che collegarsi ad un operatore via satellite o col digitale terrestre costi decisamente meno, sia più semplice e abbia una qualità migliore. L’unico vero vantaggio di internet è la non linearità, che significa la disponibilità continua dei contenuti. Ecco quindi nascere iniziative come VCast, che consentono proprio questo».

Andiamo un po’ più nel dettaglio…
«La prima funzione di VCast è quella di aggregatore di contenuti già esistenti. La seconda è quella di rendere possibile qualunque progetto editoriale: se via satellite o etere i costi sono proibitivi, in podcast diventano subito accessibili. Il prodotto finale sarebbe disponibile in accordo con la filosofia anytime/anywhere, sempre e ovunque. La terza funzione, forse quella di più immediata comprensione e facilità d’uso, è la funzione di Pvr virtuale, di un vero e proprio videoregistratore web: pochi click e si può impostare la registrazione, anche quotidiana, del proprio programma preferito che per mille ragioni non si può seguire in diretta».

In effetti è questo il servizio più apprezzato dai vostri utenti. Tra quali formati è possibile scegliere di registrare?
«Diversi formati, fruibili su dispositivi portatili come la PlayStation, l’iPod, il telefonino, fino a quelli adatti per pc e tv. Non credo però alla tv sul computer: l’utente medio italiano ama stare in pantofole sul divano, a godersi il programma televisivo preferito. Per questo sono nati apparati che trasformano il televisore in un player multimediale. Si tratta comunque di una nicchia di mercato; analogico e sat faranno ancora la parte del leone».

Tornando alla funzione di videoregistratore virtuale, Mediaset di recente vi ha diffidato dal consentire la registrazione dei programmi delle sue reti. Che senso ha una decisione di questo tipo?
«Il Pvr virtuale non è nulla di diverso da un normale videoregistratore. Ogni utente ha un suo accesso personale, si programma le registrazioni che poi si scarica sul proprio computer, tutto nel rispetto dell’uso personale della registrazione. Penso che Mediaset abbia male interpretato le finalità e le modalità di VCast. In ogni caso il progetto non si è fermato: abbiamo solo sospeso la registrazione dei loro canali, tutto il resto continua a funzionare regolarmente. Questo ha creato un certo malumore tra i nostri utenti che ovviamente si augurano che Mediaset ci ripensi».

Come guadagnate con VCast?
«Al momento siamo a livello sperimentale. I modelli di business che abbiamo individuato sono almeno una dozzina ma fin d’ora possiamo dire che il videoregistratore virtuale non sarà mai a pagamento. Uno dei modelli vincenti è quello di iTunes, dove con 99 centesimi a brano è possibile costruirsi una compilation di artisti. Nel futuro capiterà la stessa cosa per le produzioni video: sarà possibile acquistare un singolo video o una serie di contenuti. Poi ci potranno essere formule di noleggio di file o contenuti con informazioni pubblicitarie».

E i numeri?
«Siamo sulla soglia dei 50mila utenti e dall’apertura a oggi abbiamo registrato 35 milioni di accessi. Riguardo ai file scaricati, il 15% sono Psp (PlayStation portatile), 5% 3GP (cellulari), 50% iPod e 30% Apple tv. Se i podcast sono rimasti un oggetto abbastanza non identificato, VCast ha fatto moltissimo per diffonderne la conoscenza: ad esempio il Palermo Calcio ha un suo canale iPod che trovate nella nostra sezione sport, così come il Club Porsche, in motori».

Siete anche aperti all’upload di contenuti da parte degli utenti?
«Abbiamo aperto la porta al cosiddetto “user generated content”, ma con controlli molto rigidi per la messa on line, in quanto i diritti d’autore vanno assolutamente rispettati, così come va verificata la congruità di quanto viene proposto. Inoltre, abbiamo allo studio un software per i nostri utenti ed un set top box per quella fascia di fruitori che ama di più la tv sul computer».

Cosa si trova su VCast?
«Il Pvr di VCast al momento offre la possibilità di registrare i programmi dei canali Rai e Telecom Italia Media, 7 Gold, Sportitalia, Repubblica tv e molte emittenti estere, come BBC World, RTL e France 24. I canali podcast sono divisi per argomento e spaziano dallo sport, dove si trovano canali di surf piuttosto che di sci nautico ma anche il freestyle team Fiat, al cinema e alla tv (la sezione più ricca), con Ballarò, Che tempo che fa, Very Victoria di MTV, Deejay Chiama Italia, Tutti Nudi di All Music, fino ad Atlantide tv, solo per citarne alcuni. E poi ancora news (c’è un podcast della Polizia), lifestyle (la tv di Exhibart o Booktrailers, ad esempio), il turismo di National Geographic e di Teleturismo, la fiction, con Un posto al sole, docu cast per gli amanti dei documentari, i podcast hi-tech, le community come quella di Beppe Grillo, fino a produzioni amatoriali. Ma VCast non è solo video, è anche radio: sono diverse le stazioni radiofoniche nazionali disponibili nella lista, dalle emittenti di Stato alle commerciali nazionali, compresa l’esclusiva Auditorium per gli amanti della classica, fino alla Radio Vaticana».

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