La virtualizzazione chiave di volta per Ibm

La strategia On demand storage parte innanzitutto da una corretta classificazione del dato e da una definizione delle priorità per il recovery

Dare un nome specifico a un certo insieme di bit. In estrema sintesi è
questo l’obiettivo della strategia On demand storage di Ibm. I dati che circolano
in azienda sono estremamente confusi, spesso non si distinguono quelli propriamente
legati al business o non si definiscono le priorità per il recovery.
«In un ambiente On demand – spiega Luigi De Vizzi,
direttore alle vendite della divisione TotalStorage per il Sud Europa di Ibm
-, si devono classificare precisamente i dati circolanti e le loro priorità
in modo che lo storage assuma diverse identità e diversi costi di mantenimento»
.
Questo tipo di gestione si effettua attraverso la virtualizzazione e non deve
impattare sull’hardware. Per questo, secondo Ibm, il software deve essere aperto
e non legato a nessuna piattaforma o dispositivo particolare. «Più
il software si fa carico della gestione dello storage
– prosegue De Vizzi
-, più l’amministratore di rete può dedicarsi ad altre mansioni
e gli errori umani possono essere limitati, ma non basta il concetto di virtualizzazione,
ci vuole anche un "orchestratore"»
.

Una commodity tira l’altra
Così, Ibm ha intenzione di accrescere l’offerta storage entro la fine
dell’anno con una suite di Storage Orchestration capace, appunto, di "orchestrare"
le diverse componenti applicative di storage. Il manager di Ibm descrive anche
l’evoluzione dell’offerta hardware con l’introduzione di un livello midrange
tra gli Enterprise storage server fortemente voluto dal mercato italiano e europeo.
Ma si capisce che l’hardware è poco più di una commodity, secondo
Sergio Resch, marketing manager della divisione TotalStorage
Solution per la regione Emea di Ibm, infatti, «il ciclo di vita di
applicazioni e dati è superiore al ciclo di vita delle tecnologie, per
questo il software di gestione dello storage deve essere in grado di prevedere
le nuove tecnologie»
.
Lasciate le strategie è il tempo di esporre i fatti. Giovanni
Barbuti
, specialist di Computer Gross, ha illustrato un caso applicativo
di implementazione di una San virtualization. Il progetto è stato realizzato
dal partner Prototipo di Imola per conto della Sacmi Impianti di Sassuolo, che
costruisce macchine per la produzione della ceramica. La virtualizzazione ha
riguardato una San da 2 Gb a 96 porte. Barbuti ha esaltato l’importanza dei
partner per queste implementazioni e il valore di rapporto concreto. Computer
Gross lavora con circa 3mila rivenditori di cui circa duecento contribuiscono
da soli a fornire quasi l’80% del fatturato. Fondamentale dunque l’apporto della
"fascia alta" di rivenditori a valore. Valore che anche il distributore
mette in campo «con la condivisione delle problematiche – afferma
Barbuti -, il supporto finanziario i demo center e la lead generation».

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