L’agilità del business è un valore? Un’indagine di Vanson Bourne lo ha chiesto ai CIO di tutta Europa. Ecco cosa ne è emerso.
Per NetApp l’agilità è da tempo ormai un mandato.
La società, che ha lanciato sei mesi fa la sua Agile Infrastructure, della quale lo storage “Intelligente, Immortale e Infinito” è elemento fondante, ha cercato di capire come questa sua vision sia percepita anche dai CIO e dai decisori aziendali, che rappresentano i suoi interlocutori di riferimento.
Per questo motivo, nelle scorse settimane ha realizzato, in collaborazione con Vanson Bourne, una indagine su nove Paesi (Austria, Francia, Germania, Italia, Israele, Olanda, Spagna, Svizzera e UK), intervistando 1.400 C-level e decision manager, 200 dei quali italiani, appartenenti ad aziende dai 250 dipendenti in su.
“Siamo partiti da un assunto – spiega Dario Regazzoni, direttore tecnico della società –. Gran parte della spinta verso il cloud viene non tanto dal contenimento dei costi, bensì dalla possibilità di portare l’IT verso il business in modo diverso, togliendo le rigidità e spingendo verso l’agilità, cosi come, del resto, aveva già sottolineato un anno fa in un suo report Gartner”.
Fermo restando che per la grande maggioranza degli interpellati (le quote da Paese a Paese vanno dal 66 al 97%) oggi è sempre più necessario essere in grado di prendere decisioni in tempi rapidi, l’80% dei C-level ammette che il tempo necessario per recuperare dati e informazioni a supporto di decisioni strategiche è ancora eccessivo: una settimana.
Troppo.
Troppo, soprattutto se si considera che solo un 10% delle realtà interpellate ritiene di poterlo fare istantaneamente.
L’aspetto positivo di questa amara constatazione è che C-level e decision manager sono consapevoli delle conseguenze della scarsa agilità delle loro imprese: perdita di clienti potenziali, perdita di fatturato, perdita di terreno nei confronti della concorrenza.
Ce ne è abbastanza per cercare di mettere a fuoco il problema trovare le possibili soluzioni.
Ecco allora che il primo spunto di riflessione è sui dati.
Quanto sono importanti?
Per il 63% degli interpellati sono importantissimi se non addirittura critici.
Ma se l’infrastruttura non è sufficientemente agile da consentirvi un accesso pressoché istantaneo, il risultato è che o le decisioni non si prendono, oppure, ed è questo quanto accade nel 57% dei casi, vengono rese senza consultare dati e informazioni disponibili.
Ecco il vulnus: nessuno sostiene che non vi siano abbastanza dati, molti però (il 45%), ritengono che sia difficile accedervi.
La conseguenza di questo stato di cose è che l’IT non riesce ancora a farsi percepire come strumento di supporto dei processi decisionali: in Italia solo il 21% dei C-level pensa all’IT aziendale in termini di agilità e supporto, nonostante un ecosistema fatto di piccole e medie imprese lascerebbe presagire il contrario.
Naturalmente i desiderata sono altri e, di nuovo nella maggior parte dei casi, i C-level non solo mettono in stretta relazione i processo di archiviazione e gestione dei dati con i processi decisionali, ma si dicono convinti che le tecnologie debbano essere di aiuto agli executive nel prendere decisioni strategiche.
Il requisito essenziale è l’accesso al dato.
Non è un caso che cloud e soluzioni di mobilità raccolgano sempre più consensi: è più importante poter lavorare con il dato che disporre di dati raffinati.
Per questo le richieste si indirizzano sempre di più verso infrastrutture meno complesse rispetto alla situazione attuale, che non limitino l’accesso ai dati nel momento in cui ve ne è bisogno per prendere decisioni strategiche.
“Risulta evidente che decisori e aziende siano di fronte a un bivio. Le complessità impattano sull’IT e sul business – prosegue Regazzoni –. Si arriva a un punto di rottura. O i dati diventano un acceleratore, oppure i diventano un vincolo. E se si vuole evitare che gli imperativi di business, legati alla crescita e all’efficienza, finiscano per collidere con quelli dell’IT, è importante trovare un nuovo modo di internedere l’IT”.
Per NetApp questo significa pensare a un’infrastruttura a strati e, soprattutto, svincolare l’accesso al dato dal dato stesso.
Ed è questa l’essenza dell’agilità.