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Come sarà il lavoro: remoto, social e virtualizzato

Le tecnologie social, mobile e cloud hanno ormai condizionato il nostro presente e il nostro lavoro. Non hanno smesso di avere la loro influenza estanno evolvendo e arricchendosi di aspetti nuovi: nome di intelligenza artificiale/automazione, robot software e hardware (bot) e Internet of Things (IoT).

Per Sandro Profeti, Marketing & Communication Manager, Unify Italia, sono diverse le conseguenze che stanno producendo. Ne abbiamo parlato.

Analisi del lavoro remoto

L’analisi del lavoro remoto servirà a misurare la produttività di chi lavora da casa. Una delle preoccupazioni in tema di telelavoro, infatti, è la capacità dei supervisori di monitorare”la produttività dei lavoratori al di fuori della loro immediata visibilità. Si prevede l’arrivo di nuove applicazioni basate su software e sensori in grado di valutare attività, produttività e conformità di chi lavora da remoto.

Le notifiche preventive possono segnalare anomalie prima che diventino problemi, e allo stesso modo, la misurazione riconoscerà performance eccezionali premiandole in modo preventivo. Questo livello di visibilità e controllo incontrerà probabilmente qualche resistenza iniziale, ma alla fine sarà accettato come elemento di gestione di determinati ruoli a distanza.

Con un ulteriore passo avanti rispetto a quanto appena detto, il prossimo manager potrebbe essere un robot (software) che assegna e distribuisce il lavoro, monitorizza, valuta e persino dà riscontro in modo interattivo per assicurarti che le cose procedano correttamente.

Molti ruoli di gestione hanno un alto grado di organizzazione, framework decisionali prevedibili e scenari di distribuzione delle attività. Quindi perché non farlo fare a un bot per massimizzarne efficacia ed efficienza.

Customer service automatizzato

Si sviluppa man mano che le capacità interattive migliorano. I robot per i servizi automatizzati hanno già avuto una certa diffusione, ma se ne prevede un’ulteriore accelerazione grazie a prodotti più intelligenti e dispositivi connessi (self-sensing, autodiagnosi, monitoraggio dell’utilizzo, apprendimento) all’interno dell’Internet of Things.

Sandro Profeti, Direttore Marketing di Unify

Ciò significa che i robot possono comprendere, rispondere e conversare in modo più intelligente e generare risultati che rispondano in modo più efficiente, risolvano problemi e suggeriscano proattivamente azioni in grado di supportare l’esperienza di utenti e clienti con i loro prodotti e servizi.

Secondo Profeti assisteremo all’insorgere di una sorta di “paranoia” da parte degli utenti per l’IoT man mano che aumentano le preoccupazioni su sicurezza, attacchi informatici e privacy.

La presenza di oggetti smart connessi alla rete genererà qualche preoccupazione negli utenti, sulla base di esperienze in cui i dispositivi intelligenti vengano compromessi dagli hacker o progettati per finalità mai considerate dagli utenti (ad esempio monitorare o registrare modelli di utilizzo inviando le relative informazioni “a realtà esterne”).

Potremmo persino vedere un nuovo sistema di valutazione che consenta ai consumatori di comprendere rapidamente e facilmente il grado di invasività dei dispositivi IoT, in modo da poter prendere decisioni di acquisto più informate.

Nuovi strumenti di collaborazione

Nuovi metodi entreranno in competizione con le email per un chiarimento sul ruolo, mentre gli utenti si divideranno su “quale usare e quando”.

Con la crescita della massa critica degli utenti, nuovi strumenti di collaborazione come Circuit continueranno a creare un valore straordinario come facilitatori per i team virtuali e i lavoratori remoti, ma in parallelo emergerà una competizione che richiederà best practice, protocolli e linee guida, su quando utilizzare la nuova soluzione di collaborazione basata su web e quando invece ricadere su un tradizionale sistema di posta elettronica.

Con un’ulteriore esperienza alle spalle, per Profeti usciremo dal 2018 con una migliore comprensione di questa dualità e su come tirare fuori il meglio da entrambi gli strumenti di comunicazione.

Interfacce grafiche e touch evolveranno in modo significativo verso interfacce basate su voce e sensori. Questo sarà l’anno in cui finalmente potremo parlare, dettare, istruire e controllare la nostra tecnologia utilizzando un linguaggio naturale e sensori automatizzati (ad esempio, formazione di immagini e scansione per autenticazione e sicurezza). Un vantaggio collaterale della scansione biometrica per l’autenticazione è che non sarà più necessario ricordare tutte le password.

Lavoratori social

Il lavoratori remoti si riuniranno attraverso i social per superare l’isolamento percepito lavorando da casa o lontano dall’ufficio tradizionale. Da quasi dieci anni ormai, le nostre ricerche sul lavoro virtuale hanno evidenziato l’isolamento come uno dei lati maggiormente negativi.

Quindi, per coloro che sentono la mancanza delle attività di un ufficio tradizionale, gruppi di persone all’interno delle aree urbane si organizzeranno attraverso i social network per riunirsi di persona, per spezzare la loro giornata lavorativa e ricreare il contatto sociale così necessario. I social network possono quindi diventare un’opportunità di networking per i lavoratori remoti che altrimenti non avrebbero mai incontrato altri professionisti con interessi comuni.

Un sentimento anti-hacking e le relative conseguenze legali si intensificheranno, poiché l’impatto negativo della criminalità sarà preso più seriamente. Un tempo, l’hacking e altri exploit potevano essere visti come una bravata, ma a partire dal 2018 i danni estesi dell’hacking e delle relative attività fraudolente non solo saranno considerati reati gravi ma comporteranno anche serie conseguenze legali in termini penali e danni compensativi.

Lo stile di vita “hacker” non sarà più considerato come ribelle, ma diventerà invece assolutamente inaccettabile a livello sociale.

«Uberizzazione» delle cose

La sharing economy continuerà a prosperare ed espandersi includendo nuovi scenari di lavoro virtuali, ad esempio utilizzando i social network per distribuire spazi di lavoro condivisi sia presso il proprio domicilio sia in ambienti di ufficio “hot desking”.

O forse intermediando pacchetti di lavoro o condivisione di compiti tra freelance qualificati indipendenti. In questo caso, la sharing economy consentirà ai freelance “anywhere worker” di diventare più produttivi e avere successo.

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